120 anni di Sait Il futuro della cooperazione di consumo? Sempre più integrazione tra fisico e virtuale
La cooperazione di consumo deve aggiornare il modello organizzativo senza tradire la propria distintività. Le vendite on line crescono a due cifre, occorre attrezzarsi. La risposta trentina è nella piattaforma che mette in rete prodotti e servizi della cooperazione.
Marina Mattarei (Federcoop): organizziamo gli Stati generali della cooperazione di consumo per rilanciare il patto associativo.
Maura Latini (ad Coop Italia): cambiano le abitudini di spesa, c’è maggiore sensibilità verso l’ambiente e la sostenibilità, ma cala anche il reddito disponibile. La sfida sarà una sempre maggiore integrazione tra reale e virtuale.
Il presidente di Sait Roberto Simoni: abbiamo un piano di investimenti ambizioso per rinnovare e rendere maggiormente attrattivi i punti vendita. Non vendiamo solo prodotti, ma un servizio alla collettività.
120 anni di Sait sono un traguardo importante, ma questi non sono tempi per guardare nello specchietto retrovisore. Roberto Simoni, presidente del consorzio delle cooperative di consumo da pochi mesi, ha aperto i lavori stamani nella sala della Cooperazione a Trento del convegno che celebra l’anniversario con il titolo: quale evoluzione di Sait?
Simoni ha individuato tre percorsi di evoluzione: il primo è la continua ricerca di efficienza, perché non c'è cooperazione senza generazione di ricchezza. Il secondo è la riscoperta della centralità del socio. “Unità e organicità del sistema cooperativo sono valori da difendere”. Infine, terzo percorso, “l’aderenza alla matrice originale del movimento evitando deviazioni dai suoi valori fondanti, ovvero la ricerca di senso dell’essere cooperatori in una economia di mercato. Il sistema deve stare in equilibrio tra beneficio economico e beneficio sociale”.
“Difendiamo i piccoli negozi che sono presidio del territorio – ha detto Simoni – ma devono essere gestiti con efficienza, anche standardizzando l’offerta. C’è bisogno di stringere le maglie del sistema cooperativo, perché la massa critica necessaria a stare sul mercato in condizioni competitive è in rapido aumento. C’è e ci sarà sempre più bisogno di Sait, non meno Sait”.
La presidente della Cooperazione Trentina Marina Mattarei ha parlato della necessità di rilanciare il patto associativo, ed ha messo in guardia dalla tentazione di omologazione. “Il patto associativo è fondamentale – ha affermato – lanciamo gli Stati generali della cooperazione di consumo”.
L’amministratore delegato di Coop Italia Maura Latini ha tracciato un quadro di forte cambiamento in atto da parte dei consumatori. Da una parte cresce (soprattutto tra i giovani) la sensibilità e anche la preoccupazione verso la salute, l’ambiente, la sostenibilità, cui si contrappone però una minore capacità di spesa (il reddito delle famiglie è del 9% inferiore rispetto a dieci anni fa) e il ricorso ai discount, che guadagnano un punto di quota di mercato all’anno.
Con i consumi al palo, crescono le vendite on line, i cibi portati a domicilio e anche quelli da asporto confezionati nel negozio.
Il sistema della cooperazione di consumo si deve interrogare quindi sul futuro per integrare sempre di più il fisico con il virtuale, il negozio con la rete digitale. Anche per individuare una generazione abituata ad usare gli strumenti del web per comunicare e anche per comprare.
Il negozio fisico sarà sempre più “in rete”
Il negozio di vicinato, quello in periferia che fa da riferimento per la comunità, sarà in futuro sempre più un mix tra la gli scaffali fisici e i servizi, reali o virtuali. “La cooperazione che incorpora valori di inclusione, rispetto per la persona, attenzione al benessere collettivo, non potrà avventurarsi su percorsi che potrebbero rivelarsi inefficienti o portatori di sfruttamento delle persone, come nei servizi di consegna a domicilio”, ha detto Maura Latini. Occorre individuare quindi strade alternative. Negozi che non solo vendono ma forniscono servizi e diventano luoghi di riferimento per la comunità.
Il Trentino non è all’anno zero. Molti negozi della cooperazione di consumo sono anche Sieg (servizi di interesse economico generale) e svolgono servizi di vario genere per un limitato territorio di riferimento.
Una funzione che ha bisogno di integrarsi sempre di più con la rete. Secondo Francesca Gennai, cooperatrice sociale, vicepresidente di Consolida, la tendenza in atto alle fusioni (comuni, cooperative…) sta cambiando la morfologia e l’infrastruttura istituzionale del territorio tanto da vanificare anche il concetto di “Km0”, almeno per le istituzioni e i servizi.
La tecnologia può sopperire con la piattaforma digitale inter-cooperativa che sta nascendo per mettere in rete i servizi. Una sorta di “ibridazione” del punto vendita in cui reale e digitale riescano a convivere per fornire servizi anche laddove un punto vendita da solo non sarebbe sostenibile.
Il direttore di Next, la rete di organizzazioni che ha lanciato il concetto del “voto con il portafoglio” Luca Raffaele ha portato l’esperienza e le tante iniziative della rete per sensibilizzare le aziende partendo dai consumatori. I quali scelgono, con i loro acquisti, e quindi orientano le imprese verso una produzione più sostenibile.
Fondamentale coinvolgere i giovani, anello spesso mancante nelle organizzazioni cooperative, che si riflette anche nell’utilizzazione del servizio. I ventenni di oggi hanno un comportamento molto diverso da noi, ed occorre tenerne conto. Simoni ha annunciato che Sait nel 2020 attiverà un percorso formativo per costruire una classe dirigente del futuro, in collaborazione con l’associazione Giovani Cooperatori.