A Castel Campo la prima Conferenza nazionale sulla cultura cooperativa
È stata la terra natìa della cooperazione trentina a diventare, per un giorno, il punto d'incontro nazionale della cultura cooperativa. Erano presenti alla conferenza - organizzata dalla Fondazione Don Lorenzo Guetti in occasione del suo decennale - fondazioni collegate alle Casse Rurali del territorio, associazioni di categoria, enti di ricerca, professori universitari e professionisti a vario titolo coinvolti nel mondo della cooperazione italiana.
“Un’occasione per fare rete e condividere esperienze, con l’obiettivo di portare a far crescere la cooperazione non solo nei numeri, ma anche e soprattutto nello sviluppo culturale”, come ha spiegato nei saluti iniziali il direttore della Fondazione Michele Dorigatti. A proseguire l’introduzione ai lavori è intervenuto Tito Menzani, professore di storia economica e storia dell’impresa dell’Università di Bologna, mettendo in evidenza le difficoltà delle imprese cooperative nel mostrare il loro reale valore: “il racconto sul mondo cooperativo è spesso legato agli aspetti negativi che prendono piede all’interno dell’opinione pubblica. Questo è legato a gruppi di interesse, alle false cooperative e alla scarsa consapevolezza di cosa sia realmente un’impresa cooperativa. Questo rende fondamentale fare divulgazione, con l’obiettivo ultimo di rendere i cooperatori orgogliosi di esserlo”.
A sostegno dell’importanza di fare cultura nel comparto, è intervenuta poi Vera Negri Zamagni, professoressa dell’Università di Bologna: “Il mondo è cambiato a seguito di investimenti in ricerca e comunicazione. Se oggi abbiamo soluzioni così avanzate nel campo della medicina è perché qualcuno ha fatto ricerca, qualcun altro le ha messe in pratica e qualcun altro ancora ha poi informato la gente. Tutto questo è lavoro culturale ed è necessario anche per il futuro della cooperazione. L’alternativa, se non si investe in cultura, è rimanere ancorati all’eredità del passato”.
Il manifesto
Questa prima conferenza nazionale è stata anche l’occasione per lanciare il “Manifesto per una cultura cooperativa”, redatto da Michele Dorigatti, Tito Menzani, Vera Negri Zamagni e Stefano Zamagni. A presentaro - con un intervento da remoto - il professor Pier Lugi Sacco (economista della cultura): “la cultura è un elemento trasformativo, ed ha un ruolo fondamentale per affrontare le sfide esistenziali principali. Il manifesto diventa una base per sviluppare le nostre abilità e per gettare un ponte verso gli altri”. Libertà, equità e partecipazione civile, sono i punti di forza riscontrabili all’interno delle imprese cooperative rispetto alle altre forme d’impresa, così come si legge nel manifesto: “Il primo è che l’esperienza in cooperativa dilata lo spazio di libertà delle persone. E la libertà è un valore che non ha prezzo. Il secondo è che nei territori maggiormente investiti dalla cooperazione si registra più equità e un minore divario nella distribuzione del reddito e della ricchezza. Dove ci sono più cooperative, c’è più uguaglianza. Terzo, le imprese cooperative sono una palestra di partecipazione civile, quindi fattore di crescita della qualità democratica di una società. Esse generano capitale sociale, che è l’ingrediente fondamentale di una società moderna, attiva e inclusiva”.
“La branca di ricerca e di studio che ha per oggetto l’impresa cooperativa – conclude il manifesto - ha grandissime potenzialità, benché in alcuni ambiti sia ancora a uno stadio embrionale. Come ha scritto Thomas Eliot, la cultura è come un albero: non si può costruire, si deve solo piantare il seme e curare pazientemente la crescita della pianta”.
Il convegno è proseguito con la partecipazione ai lavori da parte dei professionisti presenti, con la promessa di continuare a lavorare per trovare assieme nuove soluzioni per migliorare la qualità e la diffusione della cultura cooperativa.