Bostrico tipografo, l’alleanza tra Servizio foreste e Fondazione Mach per il suo contenimento
Investiti dalla furia della tempesta Vaia nell'ottobre 2018, I boschi del Trentino continuano a subire gravi ferite. Sotto la lente dell'Amministrazione provinciale è finito ormai da tempo il bostrico tipografo, insetto che attacca in particolare le foreste a composizione prevalente di abete rosso e la cui diffusione – peraltro prevista successivamente alla tempesta ed ora accentuata dalla perdurante siccità che caratterizza il 2022 - è sotto gli occhi di residenti e ospiti. Sintomo visibile dell'attacco è rappresentato dall'arrossamento delle chiome.
Per questo motivo, l'Amministrazione provinciale ha messo a punto un nuovo piano per il contenimento del bostrico. La questione è stata al centro della conferenza stampa di questo pomeriggio, alla presenza dell'assessore provinciale all'agricoltura, foreste, caccia e pesca, Giulia Zanotelli, del dirigente del Servizio foreste Giovanni Giovannini e della responsabile del monitoraggio fitopatologico delle foreste trentine presso la Fondazione Edmund Mach, Cristina Salvadori.
Da alcune settimane sul territorio sono visibili i disseccamenti causati dalla prima generazione di bostrico del 2022, mentre prosegue il monitoraggio, grazie alle 225 trappole installate dalla forestale in collaborazione con la Fem. “Il volume totale danneggiato e le superfici interessate verranno quantificate solo a fine stagione e solo quando saranno visibili i danni provocati dalla seconda generazione. L’evoluzione è preoccupante anche alla luce del perdurare di alte temperature e siccità” ha osservato l'assessore Zanotelli, facendo il punto sul nuovo Piano che “fornisce un riferimento tecnico-specialistico per la gestione dell'epidemia di bostrico in corso ed è in linea con quanto già viene fatto in altri Paesi europei”.
Il confronto delle catture ottenute nella prima metà della stagione 2022 rispetto al 2021 ha messo in evidenza un aumento medio del 22%. Questo dato conferma che le temperature miti dello scorso inverno hanno causato una bassa mortalità delle colonie e una veloce ripresa degli attacchi nella primavera seguente. Gli aumenti riguardano pressoché tutta la provincia, ha puntualizzato Salvadori.
Sotto il profilo selvicolturale, ad attacco massivo in corso, l’utilizzazione delle piante attaccate dal bostrico nello stadio grigio o rosso non ha efficacia ai fini della riduzione delle popolazioni, in quanto gran parte degli insetti adulti è già sciamato dalle piante utilizzate. La popolazione si concentra su piante infestate ancora verdi e l’azione di contenimento efficace deve concentrarsi su di esse. Un ruolo importante è giocato dagli antagonisti naturali del bostrico, come predatori (coleotteri e picchi), parassitoidi (vespe) e funghi. Pur non essendo in grado di impedire la diffusione, gli antagonisti contribuiscono - assieme ai meccanismi di autoregolazione e all’andamento climatico - a far rientrare le fasi di picco. Per questo motivo, se da un lato l’asportazione immediata delle piante infestate riduce la popolazione di bostrico, dall’altro lato riduce anche la possibilità che si sviluppino organismi antagonisti.
Per cercare di ovviare a questo processo, sono in corso attività di prevenzione e individuazione precoce degli attacchi. Tra questi, si segnala il modello matematico fenologico Phenips (clicca QUI per visitare il sito), messo a punto e gestito dall’Istituto di Entomologia dell’Università di Vienna, che sulla base dei dati meteorologici di temperatura, precipitazione e radiazione solare è in grado di simulare le variazioni spaziali e temporali nello sviluppo stagionale di bostrico.
Questo insetto, naturalmente presente nei boschi trentini, allo stato epidemico (quello attuale) diventa molto più aggressivo, provocando mortalità elevate e riuscendo a colpire anche piante sane o giovani e in certi casi altre specie. L’andamento stagionale influisce notevolmente sulla biologia dell’insetto e sulla sua capacità di prolungare la fase epidemica. Una situazione che peraltro crea le condizioni perché si sviluppino gli incendi, come accaduto recentemente in diverse zone del Trentino.
Secondo le previsioni del Servizio foreste della Provincia, la diffusione del bostrico in Trentino è destinata a proseguire ancora qualche anno. Il monitoraggio effettuato sul territorio dal Corpo forestale del Trentino segnala che nell’ultimo triennio e fino a fine 2021 il bostrico ha attaccato oltre 594mila metri cubi di legname, pari a circa il 15% dei danni provocati da Vaia, su una superficie complessiva di 5.300 ettari. I distretti forestali più colpiti sono stati quelli di Cavalese, Primiero, Borgo Valsugana e Pergine Valsugana. Nel 2022 si segnala tuttavia un’ampia diffusione sull’intero territorio trentino proprio a causa della siccità.
Le operazioni di assegno del legname su superfici bostricate sono continuate anche nel periodo invernale e primaverile – ha spiegato Giovannini - con l’obiettivo di rendere disponibile già ora il materiale danneggiato dalle generazioni di bostrico del 2021. In totale, dal primo di gennaio 2022 al 15 giugno 2022 sono assegnati con progetti di taglio ulteriori 235.000 metri cubi di abete rosso per una superficie complessiva (stimata) di oltre 930 ettari. Il danno provocato nel corso del 2022 sarà quantificato solo a fine anno.
Infine, si segnala che parallelamente si cominciano a rilevare presenze massive di insetti patogeni sempre a carico dell'abete rosso (Elatobium abietinum).
Fonte: Ufficio Stampa Provincia Autonoma di Trento
Il confronto delle catture ottenute nella prima metà della stagione 2022 rispetto al 2021 ha messo in evidenza un aumento medio del 22%. Questo dato conferma che le temperature miti dello scorso inverno hanno causato una bassa mortalità delle colonie e una veloce ripresa degli attacchi nella primavera seguente. Gli aumenti riguardano pressoché tutta la provincia, ha puntualizzato Salvadori.
Sotto il profilo selvicolturale, ad attacco massivo in corso, l’utilizzazione delle piante attaccate dal bostrico nello stadio grigio o rosso non ha efficacia ai fini della riduzione delle popolazioni, in quanto gran parte degli insetti adulti è già sciamato dalle piante utilizzate. La popolazione si concentra su piante infestate ancora verdi e l’azione di contenimento efficace deve concentrarsi su di esse. Un ruolo importante è giocato dagli antagonisti naturali del bostrico, come predatori (coleotteri e picchi), parassitoidi (vespe) e funghi. Pur non essendo in grado di impedire la diffusione, gli antagonisti contribuiscono - assieme ai meccanismi di autoregolazione e all’andamento climatico - a far rientrare le fasi di picco. Per questo motivo, se da un lato l’asportazione immediata delle piante infestate riduce la popolazione di bostrico, dall’altro lato riduce anche la possibilità che si sviluppino organismi antagonisti.
Per cercare di ovviare a questo processo, sono in corso attività di prevenzione e individuazione precoce degli attacchi. Tra questi, si segnala il modello matematico fenologico Phenips (clicca QUI per visitare il sito), messo a punto e gestito dall’Istituto di Entomologia dell’Università di Vienna, che sulla base dei dati meteorologici di temperatura, precipitazione e radiazione solare è in grado di simulare le variazioni spaziali e temporali nello sviluppo stagionale di bostrico.
Questo insetto, naturalmente presente nei boschi trentini, allo stato epidemico (quello attuale) diventa molto più aggressivo, provocando mortalità elevate e riuscendo a colpire anche piante sane o giovani e in certi casi altre specie. L’andamento stagionale influisce notevolmente sulla biologia dell’insetto e sulla sua capacità di prolungare la fase epidemica. Una situazione che peraltro crea le condizioni perché si sviluppino gli incendi, come accaduto recentemente in diverse zone del Trentino.
Secondo le previsioni del Servizio foreste della Provincia, la diffusione del bostrico in Trentino è destinata a proseguire ancora qualche anno. Il monitoraggio effettuato sul territorio dal Corpo forestale del Trentino segnala che nell’ultimo triennio e fino a fine 2021 il bostrico ha attaccato oltre 594mila metri cubi di legname, pari a circa il 15% dei danni provocati da Vaia, su una superficie complessiva di 5.300 ettari. I distretti forestali più colpiti sono stati quelli di Cavalese, Primiero, Borgo Valsugana e Pergine Valsugana. Nel 2022 si segnala tuttavia un’ampia diffusione sull’intero territorio trentino proprio a causa della siccità.
Le operazioni di assegno del legname su superfici bostricate sono continuate anche nel periodo invernale e primaverile – ha spiegato Giovannini - con l’obiettivo di rendere disponibile già ora il materiale danneggiato dalle generazioni di bostrico del 2021. In totale, dal primo di gennaio 2022 al 15 giugno 2022 sono assegnati con progetti di taglio ulteriori 235.000 metri cubi di abete rosso per una superficie complessiva (stimata) di oltre 930 ettari. Il danno provocato nel corso del 2022 sarà quantificato solo a fine anno.
Infine, si segnala che parallelamente si cominciano a rilevare presenze massive di insetti patogeni sempre a carico dell'abete rosso (Elatobium abietinum).
Fonte: Ufficio Stampa Provincia Autonoma di Trento
Autore: Redazione