Casse Rurali, torna il sereno
Al tradizionale convegno di settore, la Federazione presenta i dati sull’andamento delle 20 Casse Rurali (-5), che hanno raggiunto il record di 130 mila soci.
17,5 miliardi di raccolta, 9,7 di impieghi; 56 milioni di utile, CET1 al 15,8%. 2082 dipendenti e 15 milioni (+2) di interventi sociali.
Questo pomeriggio si è tenuto il convegno del settore delle Casse Rurali Trentine della Federazione, il primo dopo l’avvio del Gruppo Cooperativo Cassa Centrale Banca a cui tutte hanno aderito. Una contestualizzazione nuova, dunque, che ha comportato sforzi economici ed organizzativi rilevanti e che ha fatto maturare aspettative a regime di importanti benefici, sia in termini di efficienza, sia di autonomia esercitabile dai singoli istituti bancari sul proprio territorio, fatto salvo un livello di rischiosità inferiore ai limiti previsti.
“Registriamo dati positivi – ha affermato il vicepresidente per il credito Marco Misconel -, un ritorno alla redditività e alla diminuzione del credito deteriorato. Oggi facciamo parte di un grande gruppo nazionale, un obbligo e una opportunità perché dà solidità alle nostre banche e un supporto tecnologico e di consulenza importanti”.
“La Federazione ha sostenuto e accompagnato il processo di riorganizzazione nato dalla riforma – ha detto la presidente Marina Mattarei –. Il sistema del credito cooperativo ha affrontato un vero e proprio terremoto istituzionale, e ogni anello della filiera ha dovuto presidiare un periodo di grande cambiamento e di ridefinizione dei ruoli. Ora si capisce appieno che il livello associativo è importante per tutelare l’identità cooperativa. Il ruolo resta fondamentale nella rappresentanza, poiché la Federazione rimarrà il luogo di confronto provinciale sia all’interno del settore del credito sia con gli altri comparti cooperativi”.
La riforma obbliga anche a ridefinire i servizi che la Federazione fornisce al mondo del credito, posto che molte attività ed un numero significativo di collaboratori sono stati ceduti alla capogruppo. “Il ruolo è cambiato ma è ancora importante – ha detto direttore generale Alessandro Ceschi - non solo per alcuni servizi amministrativi che continuiamo a svolgere a favore delle Casse e in qualche caso anche della capogruppo, ma soprattutto per i nuovi progetti che stiamo elaborando nell’ambito della consulenza, della gestione dei dati e nell’alveo dei progetti di sistema come la piattaforma digitale e il welfare”.
Il convegno ha visto anche la partecipazione del presidente e dell’amministratore delegato di Cassa Centrale Banca Giorgio Fracalossi (“Il Trentino è stato il motore della nuova capogruppo, un lavoro enorme e straordinario”) e Mario Sartori (“La leva che ha portato il Trentino ad essere il baricentro di una capogruppo nazionale è stata la forza bancaria industriale. Andiamo avanti così, nell’interesse delle nostre banche”).
Soci, sportelli e fusioni
Il Trentino non si discosta dall’andamento del sistema bancario nazionale, caratterizzato da una riorganizzazione generale che ha portato alla riduzione del numero di banche, di sportelli e di dipendenti. Ciò è avvenuto anche per le Casse Rurali Trentine, che a fine 2018 sono diventate 20 (-5). Quest’estate il numero scenderà a 17, per effetto dei processi di aggregazione in Val Rendena, e potrebbe diminuire ancora a 15 o 13 a fine anno se si concretizzeranno le ipotesi di fusione in Vallagarina e il protocollo tra Trento e Lavis.
La riorganizzazione ha portato anche ad un calo del numero degli sportelli, che oggi sono 318, 8 in meno rispetto al 2017, e dei collaboratori, pari a 2.082 persone (-48, accompagnate alla pensione attraverso il Focc o altri sistemi incentivanti).
Questi andamenti non condizionano il numero dei soci che continua a crescere. A fine 2018 è stato toccato il record di 130 mila persone, 10 mila in più dal 2019, importante segnale di fiducia verso il futuro di questo sistema che continua a dare sostegno concreto alla propria comunità di riferimento. Nel 2018 gli interventi sociali delle Casse Rurali hanno superato i 15 milioni, 2 milioni in più dell’anno precedente. Il 27% ha finanziato attività e iniziative a favore dei soci; il 22,5% è andato a sostegno delle attività sportive e il 17% per cultura, scuola e formazione, tanto per citare le tre quote maggiori di impegno.
L’andamento delle masse
La raccolta complessiva è stabile a 17,5 miliardi di euro: il leggero calo della raccolta diretta (-2,6%) è compensato dall’aumento di quella indiretta (+6%). I crediti complessivi si fermano a 9,7 miliardi, in contrazione del 5,3% a causa delle rettifiche su crediti non performanti. La diminuzione, dunque, non riguarda le nuove erogazioni, ma lo stock complessivo di impieghi, che tiene conto delle attività di ‘pulizia’ che sono proseguite anche nel 2018 (cartolarizzazioni ecc.).
Nel 2018, infatti, sono stati erogati nuovi mutui per oltre 1,5 miliardi di euro, e sono state accolte il 91,2% delle domande pervenute, una percentuale leggermente superiore rispetto all’anno prima. Di questi crediti, 256 milioni sono a favore delle famiglie per l’acquisto della prima casa di abitazione.
Il totale delle partite deteriorate è sceso al 15% rispetto al 20% del 2017 e allo stesso tempo è aumentato il tasso di copertura che passa dal 49% al 51%. Con professionalità e tanto lavoro, le Casse Rurali sono riuscite ad allineare il loro tasso di copertura al dato medio nazionale, mentre 4 anni fa registravano uno scarto di quasi 15 punti percentuali. Il totale delle masse intermediate è pari a 27,3 miliardi (-2,1%).
Quote di mercato e conto economico
Le Casse Rurali tornano a registrare un utile significativo, superiore ai 56 milioni di euro, frutto dell’importante calo delle svalutazioni. La gestione caratteristica registra un margine di intermediazione in calo, per effetto dei bassi tassi di interesse, e costi di gestione in leggero aumento. Gli sforzi, dunque, dovranno essere ora concentrati sul perfezionamento dei livelli di efficienza, ed i primi dati del 2019 indicano che la strada intrapresa sta dando buoni risultati.
Le Casse Rurali Trentine sono in cima alla classifica nazionale per quanto riguarda la patrimonializzazione, con un CET1 ratio del 15,8% (rapporto tra il capitale ordinario versato e le attività ponderate per il rischio) laddove la media del sistema bancario nazionale è 13,2%. E si confermano i principali riferimenti nel mercato bancario provinciale: le quote di mercato registrano una leggera crescita sui depositi, dove raggiungono la copertura del 58%, e sono stabili al 46,7% nell’ambito dei crediti.