Cooperative sociali, il futuro passa per la collaborazione pubblico-privato
Stamani a Trento il convegno di settore delle cooperative sociali e abitazione ha indicato i candidati per il Consiglio della Federazione: sono Francesco a Beccara (cooperativa Alpi), Italo Monfredini (Spes) e Serenella Cipriani (Consolida).
Con un “fatturato” di 210 milioni di euro, le 93 cooperative sociali danno lavoro a 7200 lavoratori. Nel mesi del lockdown metà degli occupati è rimasto a casa.
Le cooperative sociali, nonostante in molti settori – quali ad esempio l’assistenza agli anziani abbiano svolto un ruolo insostituibile, nel periodo del lockdown hanno pagato uno scotto molto alto in termini di occupazione: le ore di assenza dal lavoro hanno inciso dal 40 al 50%, e anche sul mese di maggio 2020 permane un’incidenza negativa del 40%.
Nei mesi di aprile e maggio un quarto delle ore di lavoro sono state effettuate in modalità smart working.
Dati presentati oggi dal responsabile di settore Giuliano Bernardi al convegno di settore delle coop sociali e di abitazione. Sono 93 suddivise tra coop che offrono servizi socio-sanitari ed educativi (59, di “Tipo A”) e di inserimento lavorativo di persone svantaggiate (28, definite di “Tipo B”). 24 sono le cooperative di abitazione.
Il valore economico della cooperazione sociale
Il risultato economico per una cooperativa sociale non è certo indicativo del suo valore, che è soprattutto immateriale. Tuttavia, aiuta a testare lo “stato di salute” di un settore fondamentale per i servizi che propone, ma che è anche un datore di lavoro che offre impiego di qualità a migliaia di addetti.
Nel 2019 erano circa 7.200 i lavoratori impiegati nelle cooperative sociali, di cui il 68% a tempo indeterminato.
Il valore della produzione nel 2019 ammonta cresce a 210 milioni di euro (+1,8%), in misura inferiore rispetto agli anni precedenti: 154 milioni di euro per le cooperative di tipo A, 56 milioni di euro per le coop di inserimento lavorativo di tipo B.
Cala la marginalità (1,44% rispetto a 1,94% del 2018) e conseguentemente il risultato netto aggregato, che rimane comunque positivo. Cresce il patrimonio netto, che ammonta complessivamente a 83,4 milioni di euro (+6,5%).
Tipo A o tipo B? Due modi essere cooperativa sociale
La legge definisce con due sigle le differenti attività delle cooperative sociali: “tipo A” se svolgono servizi socio-assistenziali, educativi e formativi; “tipo B” se si occupano di reinserimento al lavoro di persone svantaggiate. Due modi di operare, come si può intuire, che possono essere molto diversi tra di loro.
Per le cooperative sociali di tipo A il valore della produzione nel 2019 è cresciuto dell’1,8%, il valore della produzione stimato per il 2019 è pari a 153,6 milioni di euro. Il risultato netto è di 2,2 milioni di euro.
Cresce l’occupazione del 2,6%: sono circa 4.600 i lavoratori impiegati in questo tipo di cooperative.
Nelle cooperative sociali di tipo B la produzione nel 2019 è cresciuta del 2%, con un valore complessivo stimato pari a 56,4 milioni di euro. La marginalità media rimane molto bassa e in calo sul 2019. Meglio le cooperative di medie dimensioni, soffrono le più piccole. Il risultato netto ammonta a 500 mila euro.
Sono 2.300 i lavoratori in forza nel 2019, in calo rispetto all’esercizio precedente del 3,5%.
Quell’articolo che apre la strada ad un nuovo rapporto con gli enti pubblici
La presidente del collegio sindacale Patrizia Gentil e il direttore generale Alessandro Ceschi hanno evidenziato l’attività portata avanti in questi mesi dalla Federazione a favore del settore e i principali dossier aperti.
Il risultato più importante dal punto di vista simbolico e politico del rapporto con le istituzioni provinciali sta tutto in una sigla: “Sig – servizi di interesse generale”. La definizione è contenuta nell’articolo 28 della legge provinciale n. 3/2020 recentemente approvata dal Consiglio Provinciale che qualifica i servizi socio-assistenziali, socio-sanitari, educativi e scolastici, socio educativi per la prima infanzia quali servizi di interesse generale (Sig) ai sensi del diritto europeo.
Questo passaggio, fortemente sollecitato dalla Federazione, apre la strada alla costruzione di relazioni tra enti pubblici ed enti del terzo settore (tra cui sono comprese le cooperative sociali) basate su un modello di amministrazione condivisa, alternativo a quello del profitto e del mercato, fondato sulla convergenza di obiettivi e sull’aggregazione di risorse pubbliche e private. Un modello collaborativo e non competitivo, quindi necessariamente slegato dalle dinamiche del codice degli appalti.
Sul tema sono intervenuti anche Stefano Maines, referente coop sociali (“ci saranno importanti riflessi operativi”) e Samuel Cornella dell’ufficio di Bruxelles della Federazione, che si è speso molto in Commissione europea per arrivare a questo primo passo legislativo.
I candidati per il cda della Federazione
I candidati espressi dal convegno del settore sociali e abitazione sono Francesco a Beccara, avvocato, presidente della cooperativa Alpi, Italo Monfredini, direttore generale del Gruppo Spes e Serenella Cipriani, presidente del consorzio Consolida. Monfredini e Cipriani sono consiglieri uscenti della Federazione.
Non sono passati gli altri candidati proposti, Sandra Dodi (Città Futura) e Sara Ghezzer (Neuroimpronta)
Al convegno ha partecipato anche il candidato alla presidenza Roberto Simoni: “voi siete la cooperazione più vera, un servizio insostituibile a favore di persone deboli e svantaggiate”.