È ora di ripartire con i servizi alle famiglie!
L'appello dell'Associazione Donne in Cooperazione: ripartire è giusto e necessario, ma vanno unite le braccia delle famiglie con quelle dei servizi.
La pandemia ha purtroppo amplificato tutte le diseguaglianze, anche quelle di genere. In tutto il mondo la faticosa strada in direzione dell’indipendenza femminile si è bruscamente interrotta e il Trentino, purtroppo, non ha fatto eccezione. L’emergenza che stiamo vivendo potrebbe durare mesi, con l’effetto che tante donne perderanno le conquiste di una vita.
Non possiamo permettere che le donne diventino le altre vittime silenziose di questo virus, insieme ai loro figli. Sì perché se da subito si è pensato ai bisogni degli animali domestici, corretto, nessun pensiero è stato rivolto ai danni provocati ai bambini e ai ragazzi da questa prolungata assenza dai servizi educativi.
Occorre porre subito rimedio e ripartire con i servizi alle famiglie. Questo imperativo è la condizione per la ripartenza delle attività educative, ma anche, e non da meno, per dare fiato a chi in questi mesi ha lavorato in smart working gestendo in contemporanea una complessità famigliare che solo chi l’ha vissuta può testimoniare. Le donne sono state madri, lavoratrici, assistenti informatiche, insegnanti, cuoche, animatrici e molto altro.
Ci chiedono ora di ripartire! È giusto e necessario, ma vanno unite le braccia delle famiglie con quelle dei servizi. Hanno già fatto appello alle istituzioni tre delle nostre Cooperative: Città Futura, Coccinella e Bellesini e anche noi come Associazione Donne in cooperazione ci sentiamo in prima linea nel contribuire a questa riflessione.
Oggi serve concretezza per dare forza e coraggio alle famiglie: certamente vanno rinnovati i servizi in linea con le necessità dettate dalla sicurezza, ma va restituito ai bambini e ai giovani il diritto di vivere contesti sicuri ed educanti.
Domanda: le abbiamo coinvolte adeguatamente le manager, le presidenti di cooperative che lavorano, pensano, organizzano, trovano soluzioni e quotidianamente gestiscono casa, famiglia, cooperativa? Nelle task force non se ne vede traccia...
Nel mondo cooperativo trentino abbiamo esempi di eccellenza, in grado di proporre nuovi servizi, rinnovare l’esistente, adattarsi ai cambiamenti. E’ mai possibile che non si chieda a chi governa le cooperative un confronto per individuare insieme i termini della ripresa?
Noi pensiamo che le famiglie abbiano confermato in questo lunghissimo periodo di saper fare i miracoli: rinchiusi, dedicandosi ai riti antichi del cucinare il pane, fare dolci, aggiustare, seminare e avere tanta pazienza.
Ma fermarsi ancora? O peggio far partire un segmento lavorativo dopo l’altro e non i servizi correlati, è come mettere in ginocchio una persona e chiederle di correre.
Dai servizi educativi possono nascere progetti e creatività che solo chi lavora in questi ambiti è in grado di immaginare, ma vanno date le poche e chiare coordinate di sicurezza.
Lo sapete che in questo periodo di chiusura il mondo educativo ha lavorato come non mai? I principali rami di questa meravigliosa pianta che produce educazione e cura sono fioriti con webinar formativi per le educatrici, progetti di raccordo con le famiglie, proposte educative da fare in casa, consigli telefonici, videochiamate, letture dei libri ma anche supporto pedagogico e tanto altro. Voi lo sapevate?
Sapete le domande che le famiglie fanno alle educatrici e agli sportelli pedagogici? Quali stati emotivi stanno nascendo e soprattutto di cosa ci sarà bisogno nei prossimi mesi?
Parliamo di famiglie, di bambini ma non dimentichiamoci che la quasi totalità del mondo educativo è gestito da donne. Non ci risulta sia stata espressa una particolare considerazione per queste lavoratrici che troppo spesso sono penalizzate dal poco riconoscimento sociale del loro preziosissimo lavoro, dal precariato, ma anche dal punto di vista economico e previdenziale.
Non ci stupiamo se legislatori e task force non abbiano un pensiero educativo raffinato, dunque. Ma sarebbe molto più facile costruirlo se nei Tavoli di lavoro ci fosse una reale parità di genere. E’ innegabile che ancora una volta, anche in occasione di questa pandemia, chi abbia tenuto in piedi le famiglie siano state le donne.
Per onestà va riconosciuto un incremento del coinvolgimento dei padri nella gestione della casa, dei figli e di una presa di responsabilità educativa, ma su questo c’è ancora tanto da fare.
Nell’articolo di Chiara Saraceno su Repubblica del 27 aprile, dal titolo “Quei bambini senza posto nell’agenda di governo” sono tracciate delle piste possibili, già praticate in altri stati europei e fattibili anche da noi.
Da anni ormai a livello internazionale e nei servizi trentini, c’è una consapevolezza educativa orientata verso l’Outdoor education, impostazione educativa che volge alla valorizzazione dell’ambiente esterno in un’aula a cielo aperto. Lo sapevate?
Ora i bambini hanno bisogno di sole, di aria, di natura, di gioco e l’estate è alle porte. È stato chiesto tanto alle donne e alle famiglie, ma siamo in tempo per non alimentare danni sociali maggiori, volgendo il lavoro al confronto, alla valorizzazione dei saperi e al benessere sociale.