“Esperienze al Rifugio"
E’ opinione di tutti i soggetti coinvolti: Sat, rifugi, cooperative sociali, Federazione Trentina della Cooperazione, si tratta di un progetto che ha dato forti stimoli e costruito relazioni autentiche, una strada sulla quale proseguire, magari ampliando il numero delle strutture ospitanti.
Sono 7 i rifugi SAT (su 13 in totale che si erano resi disponibili a partecipare) i quali durante l’estate 2019 hanno aderito al progetto “Esperienze al rifugio” (Pernici, Stivo-Marchetti, Casarotta, Val di fumo, Segantini, Peller Altissimo), mentre le cooperative sociali coinvolte sono quattro (Kaleidoscopio, Il Cerchio del Fare Assieme, Punto d’Incontro, Gruppo 78 Ala).
L’iniziativa consiste nell’organizzare giornate di stage formativo/lavorativi rivolti a persone portatrici di disagio mentale e assistiti dalle cooperative, o associazioni trentine operanti nell’ambito del sociale ed ha come obiettivo la realizzazione di circa 25 stage formativo/lavorativi.
Il progetto è reso possibile grazie al sostegno della Federazione delle Cooperative Trentine, che ha concesso il proprio patrocinio, finanziando totalmente l’iniziativa.
“La SAT ha grandi potenzialità per ampliare queste iniziative – hanno sottolineato la presidente della SAT Anna Facchini e il consigliere centrale Claudio Colpo, durante l’incontro di stamane allo Spazio Alpino – se qualcuno ha proposte, o idee, lo invitiamo ufficialmente a sottoporle e verranno valutate. Il nostro sodalizio crede fermamente in questi momenti che alla fine di ogni esperienza lasciano un arricchimento di relazioni importante, sia per chi frequenta, che per chi ospita”.
Presenti quasi tutti i gestori dei rifugi aderenti al progetto che hanno tracciato un bilancio positivo della loro esperienza. Tutte le persone ospitate in linea di massima desiderano tornare in rifugio il prossimo anno. Un dato che ha rallegrato Italo Monfredini di Fedeecoop il quale ha espresso la disponibilità della Federazione a proseguire nel sostegno a questa idea che ha definito particolarmente adatta a costruire rapporti soddisfacenti e duraturi.
Anche le cooperative sociali che hanno sostenuto l'iniziativa erano quasi tutte presenti, ed hanno rimarcato quanto sia utile per le persone affette da disagio mentale affrontare una esperienza in mezzo alla gente. La maggior parte già lavora nelle strutture insieme ad altri, ma il contatto con gli escursionisti, con il personale del rifugio e con panorami per loro anticonvenzionali è fonte di intensi momenti di appagamento fisico e mentale.
Ma come si svolgono nella pratica queste giornate di stage che al momento riguardano una ventina di partecipanti?
La prima giornata è dedicata alla salita al rifugio, alla ambientazione e alle illustrazioni relative alle caratteristiche del rifugio e delle attività da svolgere. Nella seconda e nella terza giornata vengono svolte le attività lavorative per 5/6 ore giornaliere. Le persone oggetto dello stage si occupano della reception, della sala, del bar, o dell’aiuto nel riassetto delle camere, di piccoli lavori di manutenzione, secondo le proprie possibilità, inclinazioni, o preferenze.
La quarta giornata si completano le attività lavorative e la chiusura dello stage con il ritorno a valle.
Al termine di ogni singolo "stage formativo" il soggetto interessato viene ricompensato per il lavoro svolto con una retribuzione determinata e pagata, assolvendo il gestore da ogni e qualsiasi obbligo finanziario, o da altri eventuali obblighi e incombenze.
Il progetto è stato ideato e viene condotto grazie al coordinamento di Claudio Colpo, consigliere centrale SAT, responsabile del Gruppo di lavoro "Montagna per tutti" e da Sara Foradori del Centro Salute Mentale di Trento”.
Fonte: Sat - Ufficio Stampa e Comunicazione