Feudo Arancio. Corte d'Appello Trento: confermata la sentenza di non luogo a procedere già pronunciata dal Gup. Piena assoluzione dei vertici di Mezzacorona
Il capo di imputazione riguardava l'ipotesi riciclaggio di beni provenienti da associazione mafiosa, aggravata dalla finalità di agevolare le associazioni mafiose. La Corte ha disposto anche la distruzione delle intercettazioni telefoniche. "Esprimiamo piena soddisfazione perché i giudici hanno condiviso integralmente le argomentazione della difesa, affermando la assoluta insussistenza delle accuse rivolte ai vertici del gruppo Mezzacorona, e riconoscendo che questi hanno sempre agito in piena trasparenza e nel pieno rispetto della legalità", ha spiegato all'ANSA l'avvocato Vittorio Manes, difensore del Gruppo Mezzacorona. (ANSA).
Il commento di Roberto Simoni, presidente Cooperazione Trentina
“Apprendo con soddisfazione della sentenza della Corte di Appello di Trento di non luogo a procedere nei confronti del Gruppo Mezzacorona che mette fine definitivamente al lungo capitolo giudiziario che ha coinvolto una delle più importanti realtà cooperative del Trentino per l’acquisto dell’azienda siciliana Feudo Arancio risalente ai primi anni Duemila”.
Il presidente della Cooperazione Trentina, Roberto Simoni, ha rinnovato ancora una volta al presidente di Mezzacorona Luca Rigotti la sua stima e fiducia che non sono mai mancate in tanti anni dall’avvio dell’inchiesta.
La Cooperazione trentina esce a testa alta da una vicenda che ha provocato grande preoccupazione per le persone coinvolte e per l’azienda che ha dovuto difendersi da accuse rivelatisi inconsistenti.
“Se si agisce con onestà e trasparenza, l’esito della giustizia non può essere che questo”. (Ufficio Stampa Cooperazione Trentina).