I numeri della violenza di genere in Trentino
Presentazione della pubblicazione annuale con l'assessora Stefania Segnana
È stata presentata stamani la pubblicazione annuale sui numeri della violenza di genere in provincia di Trento. Un lavoro prezioso quanto complesso che propone un'analisi sia di denunce e procedimenti di ammonimento sia di politiche e servizi offerti alle donne che subiscono violenza nel nostro territorio. Un approfondimento reso possibile dalla proficua sinergia tra istituzioni e forze dell'ordine coordinata dall’Osservatorio provinciale sulla violenza di genere.
Per il 2018, la rilevazione ha registrato 696 denunce e procedimenti di ammonimento riconducibili a violenze di genere: per la fascia di età tra i 16 e i 64 anni sono stati registrati 627 eventi con una media di quasi cinquanta al mese, 1,7 al giorno. Nell’83% dei casi la vittima conosce l'autore; nel 61% dei casi si tratta di partner o ex partner.
Lo studio conferma che la violenza di genere, nella grande maggioranza dei casi, riguarda la rete di relazione più vicina alle vittime – se non la più intima – che coinvolge la sfera affettiva e para-affettiva. Parallelamente, il tendenziale aumento complessivo dei procedimenti di ammonimento, in particolare, evidenzia una sempre maggiore propensione a far emergere le situazioni di violenza vissute dalle donne.
Nel 2018 sono 117 le donne presenti nei servizi residenziali e 316 le donne ascoltate e sostenute dai servizi non residenziali. Il numero di donne accolte nei servizi residenziali è aumentato rispetto al 2017 del 6%; quello nei servizi non residenziali è aumentato del 5%; l’incremento è relativo principalmente all’accesso di donne “nuove”.
A partire da quest’anno, la pubblicazione si arricchisce di ulteriori informazioni relative alla violenza di genere grazie ai dati forniti dall’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari riguardanti gli accessi al pronto soccorso. Nel 2017 e nel 2018 sono state più di 450 le donne che, annualmente, si sono rivolte al Pronto Soccorso per casi di violenza.
L’ultima edizione della pubblicazione “I numeri della violenza di genere” registrati in provincia di Trento è stata presentata da Sabrina Zanoni dell'Ufficio pari opportunità, Laura Castegnaro dell'Ufficio innovazione e inclusione sociale e Daniela Zanon di Azienda sanitaria.
La pubblicazione annuale, realizzata per la prima volta nel 2012, è stata negli anni integrata grazie a nuovi dati statistici e analisi più specifiche con lo scopo di monitorare in maniera sempre più efficace il fenomeno della violenza di genere ed offrire una fotografia della situazione aggiornata e realistica che possa supportare ed orientare le azioni di intervento.
Il testo si compone di tre parti: la prima prende in esame denunce e procedimenti di ammonimento raccolti nel corso del 2018 dalle istituzioni preposte; la seconda presenta i numeri dei servizi antiviolenza che accolgono e supportano le vittime di maltrattamenti e violenze e la descrizione delle politiche messe in campo per contrastare il fenomeno. La pubblicazione si conclude con i dati forniti dall’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari riguardanti gli accessi al pronto soccorso da parte di donne che hanno subito violenza.
Analisi delle denunce relative a episodi di violenza contro le donne
Per il 2018, è stato rilevato un totale di 696 denunce e procedimento di ammonimento (nello specifico 457 denunce e 239 procedimenti di ammonimento). Per comprendere la portata del fenomeno della violenza contro le donne, è possibile stimarne l’incidenza rispetto alla popolazione femminile. Questo valore si può ottenere rapportando il totale delle denunce e dei procedimenti di ammonimento rilevati nell’anno (numeratore) al numero di donne residenti in Trentino nello stesso periodo (denominatore). Si è scelto di considerare la fascia di età 16-64 anni perché risulta quella più colpita dal fenomeno: l’87,5% delle denunce e il 95% dei procedimenti di ammonimento, infatti, hanno per vittima una donna in questa classe di età, per un totale di 627 episodi. In media, nel 2018 si sono avuti 3,7 eventi ogni 1.000 donne tra i 16 e i 64 anni residenti in Trentino. Considerandone la frequenza, sono stati 51 al mese pari a 1,7 ogni giorno, in leggero aumento rispetto a quanto registrato nel 2017 (49 eventi al mese).
Una delle informazioni fondamentali per comprendere il fenomeno della violenza sulle donne riguarda la relazione che intercorre tra vittima e presunto autore della violenza.
La violenza contro le donne ha una marcata connotazione domestico-familiare. La gran parte delle denunce e dei procedimenti di ammonimento vedono come presunto autore un uomo che proviene dall’ambito familiare o è comunque noto alla vittima. Partner ed ex partner, infatti, sono i più frequentemente indicati come presunti autori delle violenze (in totale 61%) seguiti dagli altri famigliari (12,6%). La vittima dichiara di non avere alcun tipo di connessione con il presunto autore nel 9,2% dei casi (per un altro 7,5% non è possibile risalire all’informazione).
Per quanto riguarda l’ambito lavorativo, dove il presunto autore è il datore di lavoro o un collega della vittima, nel 2018 sono state rilevate 9 schede pari all’1,3% del totale, in leggero aumento rispetto al 2017 (1%). Il contesto lavorativo rimane uno degli ambiti in cui l’emersione della violenza di genere è più difficile, proprio per l’asimmetria che spesso esiste nei rapporti professionali tra uomini e donne.
Analisi dei dati dei servizi antiviolenza
I servizi antiviolenza presenti sul territorio provinciale sono articolati in “Servizi di accoglienza residenziale” che offrono ospitalità temporanea e “Servizi non residenziali” che offrono, invece, sostegno, consulenza legale e psicosociale. Si tratta di Casa Rifugio, Centro Antiviolenza, Punto d’Approdo, Famiglia Materna, Casa “Padre Angelo”, Casa della Giovane, Atas, Alfid, Anfas con il “Progetto Stairway” e il Villaggio del fanciullo con il “Progetto S.O.S Mamma”.
Le donne costrette nel 2018 ad abbandonare la propria casa a causa della violenza subita e che sono state accolte in un servizio residenziale sono state 70; altre 47 donne erano già presenti nei servizi residenziali. Sono 316 le donne che risultano in carico presso i servizi non residenziali, di cui 260 “nuove” per gli enti coinvolti. Il numero di donne accolte nei servizi residenziali è aumentato rispetto al 2017 del 6%; quello nei servizi non residenziali è aumentato del 5%; l’incremento è relativo principalmente all’accesso di donne “nuove”.
I figli delle donne che si sono rivolte ai servizi non residenziali sono complessivamente 403. Per quanto riguarda la modalità di accesso ai servizi, il 75% delle donne ha chiesto aiuto direttamente in maniera autonoma. Sono in aumento gli accessi su invio di altre agenzie pubbliche e del terzo settore (dal 18% nel 2017 al 25% del 2018).
Le donne che si rivolgono ai servizi residenziali hanno caratteristiche diverse dalle utenti dei servizi non residenziali. Le prime sono più giovani, economicamente vulnerabili, non italiane e con livelli di istruzione più bassi. Il gruppo di donne che invece accede ai servizi residenziali è composto da donne più mature, economicamente autonome, con un livello di istruzione medio alto, italiane. Queste differenze corrispondo alla ridotta possibilità per le donne straniere e/o economicamente vulnerabili di provvedere autonomamente, o con l’aiuto di parenti e amici, a trovare un alloggio alternativo a quello in cui convivono con il partner maltrattante, nel momento in cui decidono di allontanarsi da esso.
Le donne che accedono alle due tipologie di servizi antiviolenza sono prevalentemente coniugate o conviventi.
In entrambe le tipologie di servizi la quasi totalità delle donne dichiara di aver subito violenza psicologica accompagnata da un altro tipo di violenza, principalmente fisica. Il numero delle violenze rispetto al numero di donne evidenzia, in entrambi i servizi, come una donna sia frequentemente vittima di più tipologie di violenza. Da evidenziare che le situazioni di stalking che hanno portato le donne a rivolgersi ai servizi non residenziali sono raddoppiate.
Analisi dei dati sugli accessi al Pronto Soccorso
Si tratta di dati resi disponibili attraverso il Sistema Informativo Ospedaliero (SIO) nel quale sono registrati tutti gli accessi al pronto soccorso tra cui anche gli accessi da parte delle donne che hanno subito violenza. Dall’analisi dei dati a disposizione risulta che nel 2017 e nel 2018 sono state più di 450 le donne che, annualmente, si sono rivolte al Pronto Soccorso per casi di violenza. Complessivamente, negli ultimi due anni e mezzo, tra i 1.325 accessi ai Pronto soccorso per violenza sono stati registrati 34 casi di violenza "sessuale" (2,5%) e 26 casi in cui le donne hanno subito violenza “fisica e sessuale” (2%).
La distribuzione degli accessi al Pronto soccorso da parte di donne vittime di violenza tra i presidi ospedalieri del territorio sembra riproporre la distribuzione degli accessi totali, con una prevedibile frequenza più elevata nei centri più grandi di Trento e Rovereto.
Fonte: Ufficio stampa Pat