In montagna si riparte dalle risorse della comunità
La quarta edizione del convegno arco alpino organizzato dalla Fondazione Franco Demarchi fa emergere come per far fronte ai cambiamenti del vivere in montagna sia necessario ripartire dalle risorse della comunità
In questi due giorni alla Fondazione Franco Demarchi, nell’ambito della quarta edizione del Convegno Arco Alpino, si è parlato soprattutto del cambiamento del vivere in montagna oggi, attraverso le testimonianze e la presentazione di progettualità provenienti, oltre che dalla nostra regione, dalla Sardegna, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia e Veneto. I temi salienti della trasformazione della montagna emergono nelle nuove forme di welfare comunitario, come strategia capace di rivitalizzare l'arco alpino per evitarne lo spopolamento e innovarne il tessuto sociale ed economico.
Il confronto dei partecipanti è stato un’opportunità di contaminazioni di saperi, che ha portato anche alla stesura di una bozza di un possibile “Decologo della montagna che cambia”.
Il convegno, pensato e organizzato dalla Fondazione Franco Demarchi, è partito dalla riflessione che la montagna oggi, dopo un lungo periodo di abbandono e spopolamento, con l’esodo verso le pianure e le città, sta vivendo una nuova stagione di centralità. Si parla talvolta di “controesodo” verso la montagna, alla ricerca di nuovi stili di vita e anche nuovi modelli di produzione e di consumo. I territori montani diventano spazi peculiari di vita per chi li abita e per chi li vorrebbe abitare. La montagna quindi si trova in mezzo ai grandi cambiamenti che stiamo vivendo: climatico, demografico, economico e sociale. Ma non solo, si confronta anche con un cambiamento di “immaginario”: cambia l’immagine di una montagna isolata, marginale ed arretrata verso, l’immagine di una montagna che deve essere vissuta, attraverso l’attivazione di progettualità, che in qualche modo mostrano grandi capacità di autogoverno.
In apertura Vanda Bonardo, responsabile Legambiente delle Alpi e consigliera nazionale di CIPRA, ha portato una riflessione su come i cambiamenti climatici inducano gli ambienti alpini ad interrogarsi su nuove prospettive di sviluppo sostenibile, mitigazione e adattamento, sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico: “È necessario accrescere la resilienza della comunità che presuppone il consolidamento del cambiamento dei valori verso dimensioni nuove, la rivalutazione delle risorse ambientali in chiave imprenditoriale e la rivalutazione degli stili di vita, la valorizzazione del prodotto come servizio ed è necessario aprirsi alle nuove possibilità offerte dall’innovazione tecnologica.”
In merito alle nuove politiche all’innovazione dei servizi per le aree montane Marco Bussone, presidente Unione Comuni Comunità Enti Montani (UNCEM) ha evidenziato come si debba “lavorare per ricostruire un welfare di comunità che prevede infermieri di comunità, una rete di farmacie rurali, una case della salute con i medici di base presenti stabilmente. Dobbiamo lavorare sui trasporti a chiamata, sulla scuole di base e le scuole di valle che possono lavorare bene insieme. Sullo sviluppo economico abbiamo tantissime buone pratiche che la politica deve saper cogliere, dobbiamo utilizzare bene i fondi europei e lavorare sulla riorganizzazione dei livelli di governance istituzionale del Paese, per orientare una fiscalità peculiare dei territori montani e alpini.”
Di azioni di valore in relazione al flusso degli abitanti delle terre di mezzo ha parlato Giovanni Teneggi, direttore Confcooperative Reggio Emilia, il quale ha sottolineato le imprese di montagna debbano essere imprese intenzionalmente abitanti, divenendo compartecipi del capitale sociale, per un obiettivo di innovazione economica e di sconfinamento.
La parte esperienziale del convegno ha visto le testimonianze di chi la montagna la vive e ha quindi le competenze che possono essere trasmesse. Sono stati presentati alcuni progetti di Welfare a Km Zero, realizzati attraverso logiche di welfare generativo, un welfare che genera risorse, che si discosta da una visione assistenzialistica verso una visione che crea valore, sia economico sia sociale. Le esperienze progettuali raccontate sono state quelle di “Tutti nello stesso campo”, progetto che punta a creare inclusione attraverso l'agricoltura e la ristorazione; “Sun Card”, che lavora per favorire la partecipazione dei giovani alle attività sportive, naturalistiche e culturali per promuovere il benessere e il rafforzamento dei legami sociali; “Terragnolo che Conta, la costituzione di una cooperativa di comunità le cui attività offrono ai giovani delle opportunità di lavoro nell’attivazione di servizi per la valorizzazione del territorio; Comunità Frizzante, attraverso la produzione di bibite, mira ad entusiasmare le persone, coltivare relazioni, stimolare la conoscenza e aumentare il senso di appartenenza al territorio; DES Fiemme è un progetto che punta alla messa in rete di imprese sociali in ambiti trasversali: dall'agricoltura al turismo passando per la ristorazione.
A seguito di una selezione sono state presentate attraverso una modalità innovativa nove progettualità che, sotto prospettive differenti, propongono modelli innovativi di welfare montano finalizzati, ad esempio, ad un recupero e uno sviluppo ambientale sostenibile, ad offrire servizi capillari sul territorio per abitare nuovamente e diversamente la montagna.
Nella seconda giornata il convegno si è concluso con i workshop tematici focalizzati sulle strategie per lo sviluppo montano, il recupero del patrimonio paesaggistico, il turismo come motore di sviluppo montano, e le ipotesi per una montagna futura. Questi hanno portato alle stesura di un “instant document”, una bozza di decalogo della montagna che cambia.
Rispetto alle molteplici ed innovative iniziative di welfare in montagna presentate, in chiusura Gino Mazzoli di Studio Praxis, ha evidenziato come si debbano allestire spazi di riflessione poiché “non basta fare, bisogna ripensare e farsi contaminare da pensieri diversi dai nostri, per durare e durare nel tempo.” Flaviano Zandonai, open innovation manager del Gruppo Cooperativo Cgm, in chiusura è intervenuto sottolineando come oggi sia necessario ridefinire la mediazione sociale, che deve essere legittimata e riportata ad un livello tattico e pragmatico in relazione alla specificità del contesto.
Fonte: ufficio stampa Fondazione Demarchi