L’impero inquieto: scenari globali e ricadute vicine

«Un mondo è finito e questo provoca paura. Ma dobbiamo fare della paura un motore di coraggio per affrontare il futuro». Con queste parole l’analista geopolitico e giornalista di Limes Federico Petroni ha aperto la sua lectio nel secondo appuntamento della rassegna “Futuri presenti”, organizzata dalla Federazione Trentina della Cooperazione per accompagnare le cooperative e la comunità trentina alla data del 20 novembre, quando si ricorderà e festeggerà il traguardo dei suoi primi 130 anni di storia e di attività.
Un incontro intenso e partecipato, intitolato “L’Impero inquieto”, che ha portato dentro la comunità cooperativa un mondo apparentemente lontano, quello americano, ma dalle conseguenze molto concrete. Come ha sottolineato il vicepresidente vicario della Federazione Trentina della Cooperazione Italo Monfredini, «Oggi ci confrontiamo con una questione internazionale che entra nella nostra quotidianità in maniera drammatica. Gli Stati Uniti sono un Paese con cui molti di noi cooperatori hanno rapporti – per commercio, lavoro, studio o turismo – eppure oggi questo Paese appare diverso rispetto a come era nella mia generazione. Tornare a parlare di ‘impero’ significa capire meglio la postura di questa nazione rispetto al mondo».
Petroni ha delineato un’America attraversata per la prima volta nella storia da una doppia rivoluzione interna ed insieme esterna: da un lato la ricostruzione delle basi sociali e economiche erose dalla globalizzazione, dall’altro la rinuncia a governare l’ordine mondiale per concentrarsi sul presidio di una sfera d’influenza precisa, che comprenda la difesa dei principali interessi politici e economici. Una strategia che passa anche attraverso l’uso dei dazi come strumento politico, concepito non tanto per favorire il mercato interno, quanto per generare incertezza e condizionare gli attori economici.
Un elemento che tocca da vicino anche il nostro territorio. Gli Stati Uniti rappresentano infatti il secondo mercato di riferimento per l’export trentino, dopo la Germania, con un valore annuo superiore ai 600 milioni di euro e un’incidenza pari al 13%, superiore alla media nazionale e a quella rilevata in Alto Adige. In particolare, gli Usa sono il primo mercato per l’esportazione di vini e spumanti trentini, con un valore totale pari a 180 milioni di euro (oltre il 40% del totale esportato nel mondo).
Gli annunci e l’applicazione dei dazi hanno già generato uno scenario di forte incertezza, con effetti concreti: nel secondo trimestre dell’anno la Camera di Commercio di Trento ha registrato una significativa contrazione dell’export, non solo verso gli Stati Uniti ma anche in altri mercati collegati. Una dinamica che conferma quanto osservato da Petroni: la politica americana, nel tentativo di “salvare il centro” e ricostruire i propri pilastri interni, finisce per proiettare instabilità sui mercati globali.
Moderato dalla giornalista Rai Maddalena Boggiano, l’incontro ha offerto così al pubblico una vera e propria “cassetta degli attrezzi” per leggere le trasformazioni geopolitiche e comprenderne le conseguenze locali. Uno sguardo utile a capire come l’instabilità internazionale, pur sembrando distante, finisca sempre per incidere sul lavoro delle nostre imprese e sulla vita delle nostre comunità.