19 agosto 2019
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L’uso adeguato della lingua di genere

Comunicato della Commissione Pari Opportunità: "Usare la lingua in modo adeguato attraverso la declinazione del maschile e del femminile prevista dalla grammatica italiana è una necessità".

Comunicato della Commissione Pari Opportunità: "Usare la lingua in modo adeguato attraverso la declinazione del maschile e del femminile prevista dalla grammatica italiana è una necessità".

La Commissione provinciale Pari Opportunità tra donna e uomo ritiene necessaria una presa di
posizione sull’uso adeguato della lingua di genere in seguito ad un’interrogazione del consigliere
Ghezzi e alla relativa risposta della assessora Stefania Segnana.
Usare la lingua in modo adeguato attraverso la declinazione del maschile e del femminile
prevista dalla grammatica italiana è una necessità. Lo testimoniano gli studi della linguistica, e
l’autorevole posizione dell’Accademia della Crusca, massimo organo di riferimento per l’uso della
lingua italiana.
Il “linguaggio comunemente usato” è frutto di abitudini e di continui adeguamenti alla realtà
sociale, economica, politica. La presenza delle donne in professioni di prestigio, aumentata
notevolmente nel corso degli ultimi decenni, ha reso necessario l’adeguamento linguistico, come è
avvenuto per altro per nuovi inserimenti e nuove prestiti da altre lingue. La lingua descrive la realtà,
e proprio il non nominare la presenza femminile in certe professioni e nelle cariche politiche le rende
invisibili. Poiché i e le parlanti italofone/i declinano senza problemi alcune professioni, (infermiera,
maestra, segretaria, fotografa, commessa, estetista…), non si capisce perché tali abitudini linguistiche
non siano applicate a tutte le professioni o le cariche politiche. Due sono i motivi: la “novità” della
presenza femminile in tali ruoli, che però da tempo non è più novità; l’attribuzione al sostantivo al
maschile di un potere maggiore, di una maggiore dignità rispetto al femminile. Infatti, le professioni
non declinate al femminile sono quelle considerate più prestigiose.
Va inoltre aggiunto che, per la parità prevista nella Costituzione e in diverse norme successive,
a livello istituzionale non si tratta di una questione di scelta, ma di correttezza linguistica e
costituzionale. Le cittadine e i cittadini, così come le istituzioni rappresentate da donne e da uomini,
devono venir nominate in modo corretto ed adeguato. Non si tratta quindi di “inutili e ridondanti
declinazioni al maschile e al femminile, in grado di determinare unicamente storture ed
incomprensioni”, ma dell’opposto: di essere chiari nella comunicazione, e nella comprensione
reciproca, di essere coerenti con la realtà e in ultimo, di rendere le donne più visibili nel contesto
sociale, professionale e politico, attribuendo loro il giusto peso corrispondente alla loro funzione
effettiva.

La presidente della CPO - dott.a Paola M. Taufer

Autore: Redazione