La congiuntura economica in provincia di Trento e gli effetti dell'emergenza Covid-19
Anche per il secondo trimestre di quest’anno, l’indagine congiunturale in provincia di Trento, curata dall’Ufficio studi e ricerche della Camera di Commercio, è stata estesa agli effetti prodotti dall’emergenza sanitaria sull’andamento dell’economia. Alla rilevazione hanno partecipato 1.125 imprese (su 2.584 contattate) in rappresentanza dei settori: manifatturiero, costruzioni, commercio all’ingrosso e al dettaglio, autotrasporto merci, servizi alle imprese e terziario avanzato, ricettivo, ristoranti-bar, attività sportive di intrattenimento, impianti a fune, servizi alla persona.
Il secondo trimestre di quest’anno corrisponde al primo periodo di rilevazione che rientra integralmente nell’ “epoca post-Covid”. L’indagine è in grado, quindi, di rappresentare un quadro più fedele e realistico dell’impatto che l’emergenza ha avuto sui ritmi economici della provincia, rispetto alla precedente rilevazione (gennaio-marzo 2020).
Il fatturato complessivo, realizzato tra aprile e giugno dalle imprese trentine esaminate, diminuisce del 29,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta di un calo pesante che ha colpito in maniera differenziata, ma comunque consistente, tutti gli ambiti economici e soprattutto le attività sportive e di intrattenimento, che hanno subito una contrazione del fatturato pari al 67,5%. Altrettanto drammatico è stato il calo registrato nel settore ricettivo (-62,8%) nei ristoranti-bar (-61,3%) e nei servizi alla persona, che hanno visto gli affari ridursi del 49,1%, ma anche nel settore delle costruzioni
(-30,3%) e in quello manifatturiero (-26,9%). Seguono gli impianti a fune (-25,4%), i trasporti (-24,4%), il commercio al dettaglio (-18,0%), i servizi alle imprese (-9,7%) e il commercio all’ingrosso (-9,4%).
Nel mese di aprile si registra un crollo delle ore lavorate, pari a -33,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, percentuale che subisce un’attenuazione nei mesi successivi - attribuibile alla graduale ripresa dell’attività post-lockdown - che fa registrare un -18,5% nel mese di maggio e -2,6% a giugno.
Complessivamente, la variazione delle ore lavorate nel secondo trimestre del 2020 è pari a -18,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Anche i dati sull’occupazione risultano preoccupanti e si rivelano più severi nel settore ricettivo con una riduzione del 35,7%. Seguono a distanza, i ristoranti-bar, che registrano un calo del 16,2%, e le attività sportive e di intrattenimento (-15,1%). Cala l’occupazione anche nei servizi alla persona (-4,4%), nel commercio all’ingrosso (-3,8%), nei servizi alle imprese (-2,9%), nelle costruzioni (-2,7%), nel settore manifatturiero (-1,9%) e in quello degli impianti a fune (-1,0%). Dati sostanzialmente stabili, invece, nei trasporti (+0,8%), dove però si è fatto ampio ricorso alla cassa integrazione, e nel commercio al dettaglio (+1,0%). In termini generali, l’occupazione complessiva del secondo trimestre ha subito una decrescita del 6,3% e per la quota di dipendenti in servizio è stato fatto ricorso alla cassa integrazione nell’11,6% dei casi.
Su base annua, gli ordinativi sono in aumento del 21,5% per il settore delle costruzioni; sono invece in contrazione per il commercio all’ingrosso (-14,8%) e per il manifatturiero (-7,8%).
Rispetto al primo trimestre, migliorano le considerazioni degli imprenditori rispetto alla situazione finanziaria della loro attività. Salgono al 30,6% le valutazioni di coloro che la considerano solida (erano il 12,8%) e si riducono al 3,3% quelle di coloro che la definivano fortemente negativa (erano l’11,1%). Tra i settori che possono contare su un quadro più positivo spiccano il commercio all’ingrosso e i servizi alle imprese e, come già riscontrato nel primo trimestre, le difficoltà finanziarie diminuiscono proporzionalmente all’aumento della dimensione d’impresa.
Tra le maggiori preoccupazioni spiccano la riduzione del fatturato (33,2%), il calo degli ordinativi (20,2%) e i problemi finanziari o di liquidità (18,0%). Seguono poi le difficoltà connesse all’applicazione dei protocolli di sicurezza (13,7%), alla gestione delle risorse umane (8,0%) e al reperimento di prodotti per la produzione/attività (3,9%). Permangono, infine, ulteriori timori legati all’insolvenza, al peso della burocrazia e all’incertezza del futuro.
“Viviamo un momento di forte preoccupazione – ha commentato Giovanni Bort, Presidente della Camera di Commercio di Trento. – La nostra indagine dice che nel periodo aprile-giugno il fatturato delle imprese trentine è crollato complessivamente di quasi 30 punti percentuali (con un calo superiore al 60% per i settori della filiera del turismo); la cassa integrazione e gli ammortizzatori sociali non frenano il calo dell’occupazione; più di tre quarti delle imprese dichiara di lavorare in un contesto di attività/operatività inferiore rispetto a una situazione di normalità e il 67% delle aziende ha ridotto i propri programmi di investimento per l’anno in corso. L’appello del mondo imprenditoriale è di non sprecare neanche un centesimo delle risorse pubbliche, che prossimamente si renderanno disponibili, per non rischiare che questa crisi economica e sanitaria evolva fino coinvolgere il sistema sociale su larga scala”.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti è possibile contattare l’Ufficio studi e ricerche della Camera di Commercio telefonando allo 0461-887330 oppure inviando un’e-mail all’indirizzo studi@tn.camcom.it
Fonte: Ufficio Stampa Cciaa