Olivicoltura trentina fotografata in una nuova pubblicazione Fondazione Edmund Mach
Si preannuncia una buona annata per la coltivazione dell’olivo in Trentino che nel 2019, per una serie di concause climatiche e agronomiche, ha visto una perdita del prodotto di circa il 90%. I tecnici della Fondazione Edmund Mach spiegano che le prospettive quest’anno sono di una ottima fioritura, buona allegagione e si spera in un’altrettanta produzione di olive.
Il territorio del Garda è il cuore di un piccolo sistema olivicolo, meno dello 0,5% della produzione italiana, noto in Italia e nel mondo per la produzione di oli extravergini di qualità. Alla olivicoltura trentina, una realtà da 1.800-2000 tonnellate di olive, da cui si spremono mediamente 270-280 tonnellate di olio extravergine di oliva, è dedicata la pubblicazione edita dalla Fondazione Edmund Mach che sintetizza le ultime ricerche e sperimentazioni sviluppate negli ultimi anni.
Gli argomenti trattati vanno dall'irrigazione alla turnazione della potatura, dalla gestione della mosca delle olive agli studi sull'origine genetica e diffusione della varietà Casaliva fino agli studi sulla composizione chimica e sul profilo isotopico, rendendo questo approfondimento una sintesi dei molteplici lavori realizzati negli ultimi anni, esempio di collaborazione tra imprese produttrici, associazioni di olivicoltori, ente pubblico e sistema territoriale di ricerca/sperimentazione, che ha innalzato il livello di conoscenza tecnica e consapevolezza come in pochi altri distretti olivicoli.
Gli studi presentati nella pubblicazione sono stati realizzati nell’ambito dei progetti di sperimentazione e ricerca “Miglioramento dei sistemi d’irrigazione e delle tecniche colturali” (2015-2018) finanziato da AIPO Verona (Associazione interregionale produttori olivicoli) e “Innovazione e Ricerca per l’olio dell’Alto Garda Trentino” (2017-2019) di Agraria Riva del Garda e finanziato con il contributo della Provincia Autonoma di Trento (APIAE - L.P. 6/99 sugli incentivi alle imprese). Nella pubblicazione si fa riferimento anche alla mosca olearia, per fornire un aggiornamento sulle più recenti conoscenze sul comportamento, monitoraggio e gestione dei danni attuabili nell’ambiente trentino.
I progetti attuati in collaborazione con Agraria di Riva inerenti la mosca olearia avevano lo scopo di verificare il comportamento del dittero alla luce dei recenti cambiamenti climatici e elaborare delle strategie di difesa a basso impatto ambientale e tossicologico alternative all’uso del Dimetoato, infatti, a prescindere dalle vicende inerenti l’utilizzo di questo insetticida nel 2020 (prima la revoca dell’autorizzazione all’impiego, poi la deroga di 120 giorni) occorre pensare pro futuro a come difendersi dalla mosca senza ricorrere questa sostanza.
Ciò comporterà un approccio alla difesa sempre più di tipo preventivo, piuttosto che curativo, e, da quanto emerso dallo studio del comportamento della mosca in Trentino, non si limiti al solo periodo estivo e autunnale, ma consideri anche quello primaverile che, benché in assenza della futura produzione, si è visto avere un ruolo tutt’altro che irrilevante sul proseguo della stagione.
I risultati ottenuti nel progetto sono di estrema attualità ed hanno avuto immediata applicazione nella scorsa primavera con la scelta tecnica di esporre in anticipo i dispositivi per la cattura di massa della mosca olearia.
Fonte: Ufficio Stampa Fondazione Edmund Mach