Pinzolo, una comunità attorno alla sua Cassa Rurale
Un libro scritto a molte mani – addirittura 18 tra giornalisti, storici, fotografi, testimoni – per “raccontare” un territorio attraverso le storie delle persone e le vicende di una comunità. Con la Cassa Rurale di Pinzolo che fa da collante di un tessuto familiare e imprenditoriale che negli anni si è molto sviluppato.
Il corposo volume, che si intitola “Comunità, persone, territorio”, a cura di Luciano Imperadori che ha coordinato il lavoro dei tanti autori, è stato presentato nell’auditorium di Carisolo davanti ad un pubblico molto attento e numeroso. Si legge volentieri perché composto da storie e testimonianze ricche di aneddoti e particolari, ed è corredato da molte foto, anche inedite, messe a disposizione da fotografi professionisti o anche da privati cittadini.
“Non è un libro sulla Cassa Rurale, ma sul territorio”, ha tenuto a precisare l’(ex) presidente della Cassa Rurale di Pinzolo Roberto Simoni, dal primo luglio confluita nella nuova e grande Cassa Rurale Adamello. Non quindi un prodotto celebrativo e autoreferenziale, quanto piuttosto una collana di interventi di vario genere e stile che raccontano in maniera coordinata e organizzata lo svolgersi del tempo attraverso storie e testimonianze di una comunità che dalla miseria e l’emigrazione è lentamente ma inesorabilmente cresciuta con l’industria dell’accoglienza fino a diventare una delle più affermate stazioni turistiche dell’arco alpino.
“Senza il credito cooperativo questa comunità non sarebbe stata la stessa – ha detto in apertura la presidente della Cassa Rurale Adamello Monia Bonenti – perché la cooperazione ha saputo esprimere valori importanti di solidarietà e condivisione che hanno aiutato lo sviluppo di questa terra”.
“Sapere da dove veniamo ci aiuta a comprendere dove andremo, soprattutto per le giovani generazioni – ha detto la presidente della Cooperazione Marina Mattarei nel suo saluto iniziale -. L’importanza del credito cooperativo è stata fondamentale, un pilastro attorno al quale si è alimentata tutta la cooperazione nei vari settori. C’è bisogno di consapevolezza. La trasformazione del credito cooperativo porta la necessità di preoccuparci affinché le Casse Rurali possano continuare a costruire mutualità. Un responsabilità che ci sentiamo, senza contrapposizioni e pregiudizi. È una sfida non semplice. Non lasciamoci spaventare dall’evoluzione tecnica. Facciamo i migliori auguri alla nuova capogruppo, ma dobbiamo capire come tutelare le nostre Casse Rurali affinché mantengano la loro distintività”.
“Il ruolo del credito cooperativo oggi è forte e forse più necessario di quanto era ieri – ha aggiunto il giornalista e scrittore Franco de Battaglia, che ha scritto un capitolo del volume proprio sul presidio dei territori – dove manca la cooperazione c’è miseria e abbandono. Il credito cooperativo ha molti nemici, non è dato per scontato e occorre difendersi. Bisogna capire che le valli devono assumere un ruolo nazionale se vogliono sopravvivere. Serve una presenza umana, investire sulle persone”.
Per il curatore Luciano Imperadori, studioso di cooperazione, la Cassa Rurale rappresenta un intreccio tra cooperazione e comunità. Tutti avevano il compito di guardare al bene comune, alla salvaguardia dei diritti ma anche al presidio dei doveri. Per lungo tempo partecipare all’assemblea era un obbligo dei soci, ed erano previste multe per chi gli assenti, non omaggi ai presenti. La storia è passata attraverso le guerre, il regime fascista che ne aveva fortemente limitato l’operatività. E poi il cambiamento dell’economia, che da agricola diventa turistica, la stagione degli impianti funiviari, l’industria dello sci che cresce, ma anche la nascita del Parco, che sottende una attenzione alla salvaguardia dell’ambiente. Oggi fare comunità è un impegno molto importante.
“Comunità è bene comune - ha affermato l’antropologo e grande conoscitore della montagna Annibale Salsa – e l’Adamello è una cerniera che unisce due regioni e due province. Riportare la montagna al centro è una scelta dal punto di vista politico e amministrativo”.
Dati piuttosto allarmanti sono forniti da Carla Maturi, a lungo bibliotecaria, che ha parlato del fenomeno dell’emigrazione dei giovani “cervelli”. “Oltre la metà dei 77 ragazzi che hanno concorso al premio studi per laureati indetto dal comune di Pinzolo fin dal 2006 – ha affermato - non risiede più nel nostro territorio. In altre parole, la metà dei ragazzi laureati e nati tra il 1980 e il 1995 è emigrato. In valle si richiedono figure specializzate soprattutto in ambito turistico, e tanti preferiscono partire piuttosto che comprimere le proprie competenze solo in questo ambito. Questi giovani qualificati sono stati compensati da nuova immigrazione, che però non è qualificata. In altre parole, esportiamo cervello ed importiamo braccia. Questo è un dato su cui occorre molto riflettere e lavorare”.