Banca d'Italia: crescita economica provinciale ridimensionata
Stamattina è stato presentato il rapporto 'L’economia delle Province autonome di Trento e di Bolzano' redatto dalla Filiale di Trento della Banca d'Italia.
Economia che rallenta, calo della domanda interna e delle esportazioni e occupazione in crescita. Sono questi i principali elementi del tradizionale Rapporto sull'economia trentina redatto dalla filiale di Trento della Banca d’Italia, diretta da Maurizio Silvi, e presentati stamattina in conferenza stampa dal coordinatore dello studio Michele Cascarano.
Il quadro macroeconomico
Nel 2023 l'espansione dell'attività economica nelle province autonome di Trento e di Bolzano si è ridimensionata. In base all'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d'Italia e in linea con quanto previsto dagli Istituti di statistica locali, la crescita annuale in valori reali del PIL in Trentino e in Alto Adige sarebbe stata poco superiore all'1 per cento, leggermente più elevata di quella nazionale.
L'andamento ha riflesso lo scarso dinamismo della domanda interna, che ha risentito della fase di restrizione monetaria e del calo del potere di acquisto delle famiglie, e di quella estera, condizionata dalle difficoltà dell'economia tedesca. Questi fattori potrebbero limitare la crescita anche per l'anno in corso. Gli Istituti di statistica provinciali prefigurano anche per il 2024 una debole crescita del prodotto.
Le imprese
Nel 2023 i fatturati a prezzi costanti delle imprese industriali sono moderatamente calati in Trentino e in Alto Adige. Vi ha inciso l'indebolimento delle esportazioni in termini reali.
L'attività nel comparto delle costruzioni è cresciuta continuando a beneficiare degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica degli edifici; il numero delle compravendite immobiliari si è ridotto. Nel terziario l'attività è aumentata, trainata dall'incremento delle presenze turistiche, che hanno raggiunto valori massimi nel confronto storico.
La sostanziale stagnazione degli investimenti riflette la persistente incertezza fronteggiata dalle imprese e il più elevato costo di finanziamento che ha ulteriormente limitato la domanda di prestiti. Il credito al settore produttivo ha registrato una flessione in entrambe le province, in parte ascrivibile ai mancati rinnovi dei prestiti in scadenza e ai rimborsi, talvolta anticipati. Nonostante l'indebolimento del quadro congiunturale e l'aumento della spesa per interessi, nel 2023 la valutazione sulla propria redditività è rimasta positiva per larga parte delle aziende.
Il mercato del lavoro e le famiglie
L'espansione dell'occupazione, che aveva portato a superare nel 2022 i livelli antecedenti la pandemia, si è ridimensionata nello scorso anno in Trentino e si è interrotta in Alto Adige. In entrambe le province è proseguita la crescita dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. La partecipazione al mercato del lavoro si è ampliata in provincia di Trento ed è lievemente diminuita in quella di Bolzano. Il tasso di disoccupazione si è confermato su livelli contenuti, soprattutto in Alto Adige.
Il reddito disponibile delle famiglie ha continuato a crescere; il loro potere d'acquisto è però lievemente sceso in ragione dell'inflazione ancora elevata, seppure in riduzione nel corso dell'anno. Ne è conseguito un rallentamento dei consumi. L'aumento dei tassi di interesse ha indebolito la domanda di credito delle famiglie, la cui variazione è divenuta negativa nel corso dell'anno; nel 2023 i nuovi mutui si sono ridotti di quasi un terzo rispetto all'anno precedente.
Il mercato del credito
Alla fine dello scorso anno il credito bancario al settore privato non finanziario ha registrato una sensibile diminuzione, in ragione del calo della domanda e di condizioni di offerta improntate alla cautela. La flessione dei finanziamenti ha riguardato sia le banche extraregionali sia quelle locali. La qualità del credito alla clientela residente rimane nel complesso soddisfacente: il tasso di deterioramento è cresciuto lievemente a Trento ed è rimasto stabile a Bolzano. Anche i ritardi nel rimborso dei prestiti non hanno segnalato incrementi di rilievo, rimanendo su livelli sensibilmente inferiori a quello medio nazionale.
La liquidità detenuta in conto corrente da famiglie e imprese, dopo il forte accumulo nel periodo pandemico, è calata in entrambe le province, a fronte dell'aumento dei depositi a risparmio, maggiormente remunerativi. Gli accresciuti rendimenti hanno riorientato le preferenze dei risparmiatori verso gli altri strumenti di investimento, soprattutto i titoli di Stato, quasi duplicati in valore.
La finanza pubblica decentrata
Nel 2023 la spesa primaria complessiva degli enti territoriali delle due province è tornata a crescere. Vi hanno contribuito la componente corrente, in buona parte per i maggiori costi del personale dovuti al rinnovo del contratto collettivo di intercomparto e, soprattutto in Alto Adige, quella in conto capitale, in ragione della ripartenza degli investimenti fissi. Le risorse del PNRR hanno costituito un elemento di traino: larga parte degli importi assegnati è stata messa a bando e aggiudicata.
Nel 2023 le entrate correnti delle due Province sono cresciute, beneficiando sia del nuovo accordo in materia di finanza pubblica, sottoscritto alla fine dello scorso anno, sia del favorevole andamento dell'attività economica che ha contribuito all'incremento delle entrate tributarie ed extratributarie dei Comuni di entrambe le province.
La demografia e il mercato del lavoro
La demografia influisce profondamente sul mercato del lavoro, determinando la dimensione e la composizione della forza lavoro disponibile, e impatta significativamente sulla dinamica del prodotto. Le tendenze demografiche in atto, caratterizzate da un migliore saldo naturale e da un rilevante apporto delle migrazioni interne ed estere, hanno contribuito a una più ampia espansione delle forze di lavoro e a un loro minore invecchiamento rispetto al resto del Paese. Gli scenari demografici previsti per le due province, sebbene più favorevoli di quello per l'Italia, indicano una contrazione della disponibilità di forza lavoro, che potrebbe comportare ostacoli alla crescita economica.
Autore: Redazione