02 agosto 2025
agricolo
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Settantesimo di fondazione della Padergnone Vivai Viticoli Cooperativi

L’azienda è la prima del settore in Trentino Alto Adige e la seconda in Italia. Il futuro della vivaistica: sostenibilità e varietà resistenti.

La Padergnone Vivai Viticoli Cooperativi è un’impresa cooperativa composta da 23 soci impegnati nella produzione di oltre 6.500.000 barbatelle con un fatturato di oltre 8 milioni di euro. Stiamo parlando dell’azienda leader del settore a livello regionale e della seconda realtà imprenditoriale a livello nazionale che oggi presso il Teatro di Padergnone ha festeggiato il settantesimo anniversario di fondazione.

Ricordiamo che la barbatella è innanzitutto una talea, ovvero una propaggine di vite caratterizzata dalla “barba”, vale a dire le radici, che viene utilizzata per la propagazione vegetativa della vite senza dover partire dal seme. Le barbatelle si compongono di un piede franco (portainnesto) di vite americana indenne dalla Fillossera (un insetto parassita che attacca le specie europee), sul quale viene innestato un tralcio di vite europea della varietà desiderata.

«La cooperativa – ha ricordato il Presidente Adriano Morelli – è nata il 25 ottobre del 1955 quale risposta organizzata al problema della frammentazione produttiva e alla necessità di individuare adeguate forme di specializzazione attraverso nuove combinazioni di innesto, una maggiore scelta varietale e migliori selezioni clonali per rispondere al meglio ai mercati allora emergenti».

Le tappe fondamentali del processo di innovazione

Fra le tappe fondamentali di questi settant’anni ricordiamo l’inaugurazione della prima sede di Via Barbazan a Padergnone avvenuta nel 1975, grazie alla quale è stato possibile individuare nuovi e confortevoli spazi per la cernita, lo stoccaggio delle barbatelle e i nuovi uffici per l’amministrazione e la direzione. Il percorso di innovazione e di adeguamento ai bisogni di una viticoltura moderna e al passo con i tempi ha spinto inoltre la struttura al miglioramento delle tecniche produttive al fine di ottenere maggiori rese nella produzione delle barbatelle. A questo importante risultato è seguita la realizzazione delle prime celle frigorifere per la conservazione del prodotto mentre, negli anni Novanta, la cooperativa ha affrontato con coraggio e determinazione una nuova rivoluzione agronomica. Questa è consistita nell’introduzione della tecnica della pacciamatura, per evitare lo sviluppo di piante infestanti e nell’utilizzo della paraffina per consolidare il punto di innesto e proteggerne il taglio. Accanto allo sviluppo della meccanizzazione e delle nuove tecnologie, altre tappe fondamentali sono state l’ampliamento del volume destinato alla cella frigorifera avvenuta nel 2001 e la ristrutturazione della sede amministrativa, avvenuta nel 2019.

Altro importante traguardo è stato l’acquisto del nuovo capannone, collocato poco distante dalla sede, che ha garantito l’aumento della base produttiva di oltre 2 milioni di nuove barbatelle e la costruzione di altre due celle autonome dedicate alle produzioni vivaistiche biologiche.

A seguire ricordiamo l’acquisto della macchina per la termoterapia, utile nel garantire ampi margini di garanzia contro la Flavescenza dorata, la predisposizione dei nuovi gemmai nei pressi di Verona e in Sardegna in aree con minor incidenza di malattie della vite e l’ampliamento dei terreni destinati a nuovi portainnesti.

Le sfide future: qualità, sostenibilità, competitività

«Le sfide future – ha precisato il direttore della cooperativa Fabio Comai – sono rappresentate dalla produzione di viti resistenti alle diverse malattie e virosi che oggi colpiscono la viticoltura europea anche in relazione ai cambiamenti climatici e all’aumento delle temperature. Per questi motivi è stato costituito il CIVIT, il Consorzio Innovazione Vite, formato al 70% dalle quote di AVIT, l’Associazione dei Vivaisti Viticoli Trentini (a cui aderisce la Padergnone Vivai), e dalla Fondazione Mach, con il 30% delle restanti quote. Fra i compiti del Consorzio figura la ricerca per nuove selezioni clonali, la messa a punto di varietà resistenti e/o tolleranti ai diversi fitopatogeni e lo studio di nuovi portainnesti più performanti rispetto alla carenza idrica e alla crisi climatica».

Analogamente, la cooperativa aderisce al Consorzio di ricerca sulla vite AMPELOS di cui è il socio più rappresentativo e del quale è presidente il direttore della Padergnone Vivai, Fabio Comai.

Sul versante commerciale, la Padergnone Vivai si rivolge attualmente al mercato nazionale nella misura del 70% e a quello estero nella misura del 30%. Le previsioni future indicano la fidelizzazione del parco clienti nazionale e un ampliamento sull’estero, specie nell’area balcanica e in Sud America.

Intervenendo nel corso della mattinata, l’assessore provinciale all’agricoltura Giulia Zanotelli ha ricordato come l’impegno della cooperativa sul versante della sostenibilità ambientale sia anche il risultato della sinergia con la Fondazione Mach all’interno di un sistema di ricerca il cui traguardo deve essere soprattutto la sostenibilità economica.

Secondo il Presidente della Fondazione Mach Francesco Spagnolli, la Padergnone Vivai rappresenta una realtà figlia di un territorio particolarmente vocato alla vivaistica anche in relazione al ruolo di ricerca e impulso imprenditoriale impresso dal genetista padergnonese Rebo Rigotti.

Secondo Stefano Albasini, intervenuto in qualità di Vicepresidente della Federazione Trentina della Cooperazione, la Padergnone Vivai Viticoli Cooperativi rappresenta un esempio virtuoso di mutualismo di cui il Trentino deve andare fiero.

Ha concluso gli interventi Vincenzo Betalli in rappresentanza dell’Associazione Vivaisti Viticoli Trentini che ha richiamato gli ottimi risultati raggiunti in questi anni dal Consorzio CIVIT rimarcando l’esigenza di una semplificazione burocratica relativa al settore.


Autore: Ufficio stampa Padergnone Vivai Cooperativi