Sfide e opportunità dei progetti di abitare autonomo per persone con fragilità
Nel 2022, con l’aiuto di un bando di Fondazione Caritro e il supporto dei Servizi sociali di Comune di Rovereto e Comunità di Valle, le cooperative sociali Amalia Guardini e Villa Maria hanno unito le forze per co-progettare “Io Abito”, una proposta innovativa di abitare accompagnato rivolta a persone con disabilità.
Il progetto rientra negli interventi del “dopo di noi”. Gli utenti, che sono persone adulte con disabilità, sono accompagnati dagli operatori delle due cooperative e dai volontari in un percorso che sviluppa le loro autonomie e competenze. Quando perderanno i familiari a cui si appoggiano per i loro bisogni quotidiani saranno in grado di affrontare in autonomia i problemi e le prove che si troveranno a fronteggiare.
“Io Abito” coinvolge quest’anno 21 utenti, suddivisi in gruppi di 4 persone, che a rotazione fanno esperienza di vita comune negli appartamenti affittati dall’Itea in viale Trento e via Venezia a Rovereto. Insieme fanno la spesa, preparano la cena, tengono in ordine la casa, organizzano il tempo libero. Ogni utente mantiene nei giorni lavorativi i suoi impegni di presenza al centro diurno della Guardini o nelle aziende in cui svolge il tirocinio.
Il convegno
I progetti di abitare autonomo per persone con fragilità, tra cui “Io Abito”, sono stati al centro del convegno dal titolo “Abitiamoci!” organizzato dalle cooperative Guardini e Villa Maria che si è svolto nel pomeriggio presso la sala conferenze di Trentino Sviluppo in via Zeni. “Il tema del convegno - ha affermato aprendo i lavori Guido Ghersini, presidente delle due cooperative sociali - è di grande attualità e va proiettato nell’ottica del dopo di noi. Sono tanti gli attori coinvolti: gli utenti, i familiari, gli operatori, i volontari, le istituzioni, il servizio sociale”.
L’esperienza di “Io Abito” è stata raccontata al pubblico da Arianna Gallo e Irene Buosi, responsabili del progetto. “Negli spazi abitati protetti che frequentano - hanno detto - i ragazzi e le ragazze si allenano alla vita autonoma, aumentano la conoscenza di se stessi, migliorano la propria autostima”. È stato riportato il pensiero di una delle utenti coinvolte nel progetto: “In futuro mi piacerebbe abitare da sola, ma devo aspettare un po’ perché ci sono ancora tante cose che non so, ma con Io Abito le posso imparare”.
Gli utenti sono aiutati nel loro percorso da 10 educatori e 27 volontari.
Tra i risultati importanti del progetto, il direttore di coop Guardini, Michele Paissan, ha citato anche il coinvolgimento dei cittadini e del vicinato dei quartieri dove hanno sede gli appartamenti e le azioni di sensibilizzazione culturale che creano spirito di inclusione.
Molti gli interventi che si sono succeduti, che hanno permesso di mettere a fuoco anche esperienze esterne al Trentino.
Monica Santuari e Annalisa Zerbinati, dei Servizi politiche sociali del Comune di Rovereto e della Comunità di Valle, hanno tracciato la cornice istituzionale e precisato il ruolo del servizio sociale nei percorsi dell’abitare.
Francesco Crepaz, Luca Guandalini e Sara Gherpelli, consulenti della prima ora del progetto, hanno sottolineato il ruolo chiave interpretato dai volontari, che si sono rivelati “un valore aggiunto in termini di prossimità, empatia, condivisione, disponibilità all’ascolto, presenza costante nel tempo come figure aggiuntive di supporto e collegamento con la comunità”.
Barbara Hueber, responsabile del Servizio Macramè di Villa Maria, ha dialogato con la volontaria Maria Grazia Cobbe cercando le risposte alla domanda: “da un punto di vista pratico cosa può fare una persona per essere un cittadino attivo?”
Filippo Simeoni, direttore di coop Impronte, ha presentato le azioni di accompagnamento verso l’indipendenza abitativa messe in campo per i propri utenti a partire dal 2018.
Piergiorgio Reggio, del comitato scientifico di Etika, ha parlato dell’abitare come componente essenziale per una vita indipendente e ricca di legami. Etika supporta anche economicamente in maniera significativa “Io Abito”.
Francesco Crisafulli, responsabile del Servizio sociale per la disabilità del Comune di Bologna che ha in carico oltre 2 mila persone, ha approfondito le nuove progettualità di abitare autonomo sul suo territorio.
Le lettere della mamma e della sorella
Il convegno ha vissuto un momento di particolare emozione quando sono state lette le lettere indirizzate da due familiari a ragazze coinvolte in “Io Abito”.
Ha scritto una mamma: “Cara figlia mia, quanto sei cresciuta. Grazie a questa esperienza ti vedo cambiata. Sei più determinata, più sicura di te, più matura e, soprattutto, fai uscire quel sorriso che ammalia tutte le persone attorno a te. Io Abito è stata un’opportunità preziosa e tu sei sempre così felice e contenta nell’iniziare il percorso mensile. Certo non è stato facile anche perché, devo essere sincera, quando non sei a casa si sente e sembra manchi qualcosa. La tua energia riempie la casa!”.
Le parole della sorella di una utente: “Spero con tutto il cuore che realtà come Io Abito diventino la tua normalità e non mere esperienze passeggere. Ti meriti tutto il meglio che questa vita possa donarti. Grazie al confronto con gli altri sei cresciuta e hai capito quante capacità già avevi. Le hai imparate a conoscere, consolidate e ne hai acquisite nuove. Che bel bagaglio stai portando lungo il percorso che è iniziato con piccoli passi. Per il futuro ti vedo felice, ed è questa l’unica cosa che conta”.