Stalle alpine 4.0, in Fem la prima giornata tecnica dedicata alla zootecnia
L’incontro inaugurale sulle nuove frontiere dell’allevamento di montagna.
La zootecnia svolge un ruolo chiave per il Trentino, con un impatto che va al di là dell’incidenza sulla produzione lorda vendibile agroalimentare: è partita da questa premessa, condivisa dell’assessore provinciale all’agricoltura Giulia Zanotelli e dal presidente della Fondazione Edmund Mach, Andrea Segrè, la prima giornata tecnica sulla zootecnia di montagna. In aula magna gli esperti si sono poi soffermati sui più recenti progetti di trasferimento tecnologico nell’ambito del Partenariato europeo per l’innovazione, su come utilizzare gli effluenti zootecnici nell’ottica dell’economia circolare e su come produrre letame di qualità, ma anche sull’alimentazione di precisione per bovini più sani e produttivi e sugli strumenti a supporto dell’economia delle aziende zootecniche.
Nel suo saluto ai presenti, l’assessore provinciale all’agricoltura, foreste, caccia e pesca Giulia Zanotelli non ha negato le difficoltà del settore zootecnico: “Non dobbiamo abbassare la guardia su queste tematiche, che abbiamo inserito negli Stati generali della montagna e delle quali ci faremo portavoce in sede di stesura della nuova PAC. Puntiamo su politiche volte a contrastare lo spopolamento, a valorizzare i prodotti locali e la sostenibilità delle pratiche, con un occhio di riguardo ai giovani”.
“Questa prima giornata tecnica rafforza ulteriormente il percorso che ci lega da anni al supporto della zootecnia trentina, sul solco delle iniziative tradizionali che dedichiamo alla frutticoltura, viticoltura e piccoli frutti. Al di là del peso specifico sulla produzione lorda vendibile trentina, la zootecnia è un comparato chiave per lo sviluppo dell’ambiente montano sotto diversi profili che come Fondazione vogliamo misurare e valorizzare nell’ottica dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale”, ha evidenziato il presidente FEM, Andrea Segrè.
Il direttore di Concast, Andrea Merz, ha illustrato il progetto triennale PEI di trasferimento tecnologico avviato con la Fondazione Mach a supporto della qualità e del valore della filiera, basato su quattro filoni di ricerca: metodologie innovative per il controllo qualità e nuove strategie per la valorizzazione della produzione, controllo dei siero innesti, sviluppo di un formaggio funzionale-tradizionale, ricerca di un impiego agronomico della polvere di siero.
L’altro progetto di Partenariato europeo per l’innovazione realizzato in collaborazione con Concast, Smartalp, è stato presentato dal direttore FEM Sergio Menapace: “L’obiettivo è promuovere il prodotto lattiero- caseario di montagna valorizzando, oltre alle sue qualità intrinseche, anche le molteplici esternalità positive ad esso collegate. Attraverso un’indagine sulla percezione vogliamo capire quanto un consumatore è disposto a spendere in più conoscendo il valore ecosistemico di ciò che sta comprando”.
Di seguito le sintesi degli interventi tecnici.
Applicazione del Decreto effluenti. L’utilizzo agronomico degli effluenti di allevamento, che permette al settore zootecnico di applicare i principi di economia circolare, deve avvenire nel rispetto della tutela dei corpi idrici e del suolo, del manuale delle buone pratiche e fatta salva l’applicazione delle norme igienico-sanitarie, di tutela ambientale ed urbanistiche applicabili. La deliberazione della Giunta Provinciale n. 1545 del 24 agosto 2018, in vigore da gennaio 2019, prevede alcuni adempimenti che variano a seconda della quantità di azoto di origine zootecnica prodotto e/o utilizzato dall’azienda. In funzione del numero dei capi allevati, quindi, si distinguono 4 classi dimensionali di aziende, alle quali corrispondono differenti modalità di comunicazione (semplice o ordinaria). Le aziende che allevano più di 500 UBA o dotate di impianto di digestione anaerobica devono inoltre predisporre il PUA (Piano di Utilizzazione Agronomica). Sono esonerate dalla comunicazione le aziende che producono meno di 3000 kg/anno di azoto, corrispondente a circa 36 capi in lattazione.
Il letame di qualità. Le deiezioni zootecniche contribuiscono da sempre al mantenimento della fertilità dei suoli. Le caratteristiche degli effluenti possono però essere migliorate dove necessario: ad esempio la tecnica della maturazione accelerata, inserita nella normativa provinciale, migliora la qualità agronomica del letame (ma anche delle frazioni solide di liquame e digestato), riducendo nel contempo i rischi di inquinamento ambientale. Sono inoltre auspicabili approfondimenti più specifici legati al contenuto in sostanza organica, micronutrienti e alla fibra lignocellulosica al fine di valutare le proprietà agronomiche, ma anche quelle legate alla valorizzazione energetica, anche visti gli impianti di digestione anaerobica realizzati in Trentino. L’integrazione di diverse strategie di valorizzazione dei reflui è un passaggio importante per chiudere il ciclo delle risorse nel settore zootecnico e la razionalizzazione dei trattamenti potrà favorire la delocalizzazione verso altri comparti agronomici (frutti-viticoltura).
Alimentazione di precisione per i bovini. L’alimentazione unifeed (detta anche “piatto unico”) è quella più affine alla fisiologia delle specie bovine allevate, consentendo di estrinsecarne al meglio il potenziale produttivo e salvaguardandone, al tempo stesso, salute e benessere. La novità arrivata dal Nord Europa è rappresentata dai sistemi automatici per l’unifeed o automatic feeding systems (AFS), in grado di adattarsi ad allevamenti aventi caratteristiche anche diversissime (produzioni tipiche, aree montane, ecc.). I sistemi automatici aumentano la frequenza di distribuzione e di riavvicinamento in mangiatoia della razione operando uno stimolo per gli animali a visitare spesso la zona di alimentazione con una crescita nell’ingestione di sostanza secca e ripercussioni positive sulla produzione. Recentemente, la diffusione di innovativi sensori ottici per valutare la qualità dei nutrienti o della miscelazione, apre nuove prospettive sull’uso sempre più efficiente degli alimenti. Oggi, infine, non va trascurato il fatto che un miglioramento delle tecniche di alimentazione potrà avere conseguenze positive sulla riduzione degli sprechi e delle emissioni.
Desmalf, supporti decisionali per allevatori. Il progetto Desmalf (Decision Support for Sustainable Management of Livestock Farming in the Alps), finanziato dalla Provincia di Trento, coordinato da FEM in collaborazione con Co.Di.Pr.A., Federazione Provinciale Allevatori, Associazione Regionale Allevatori della Lombardia e Südtiroler Bauernbund-service srl, mira a potenziare il settore della consulenza tecnico-economica in zootecnia, creando indicatori e modelli economici e ambientali di sostenibilità del sistema allevatoriale alpino. Inoltre, si vuole supportare l’implementazione di un innovativo Fondo IST (Income Stabilisation Tool - Strumento per la stabilizzazione del reddito) nel settore zootecnico. Il progetto prevede il trasferimento ad un numero minimo di 100 aziende zootecniche di strumenti di valutazione della propria gestione aziendale e di pianificazione degli investimenti, con il rilievo dei dati aziendali e la costituzione della base dati che permetterà la creazione di valori medi “benchmark”. A gennaio 2019 si sono tenuti, in collaborazione con la Federazione Provinciale Allevatori, nove incontri divulgativi in varie zone del Trentino in cui sono state raccolte 115 dichiarazioni d’interesse da parte degli imprenditori zootecnici.
Stabilizzazione del reddito con il Fondo IST Latte. La novità della campagna assicurativa 2019 è la nascita di due fondi settoriali per tutelare il reddito di allevatori di bovine da latte, il Fondo IST Latte, e melicoltori, il Fondo IST Mele. Due strumenti che permettono di ampliare e diversificare la portata e la strategia di gestione del rischio a disposizione dell’agricoltore per tutelare il proprio lavoro e, contemporaneamente, ridurre le possibilità di perdita di reddito. Con la polizza la copertura dai danni da calamità, e grazie ai fondi mutualistici complementari, la copertura dei danni da fitopatie e le perdite di reddito conseguenti alla fluttuazione dei prezzi di vendita delle mele e del latte è completa. I fondi IST sono previsti dalla Politica Agricola Comune (PAC) e hanno subito un ulteriore spinta dalle modifiche di medio termine alla PAC che ha introdotto la possibilità di strutturare fondi IST settoriali e ha ridotto la soglia di accesso a questi particolari strumenti di tutela del reddito dal 30% al 20%, e aumentato la contribuzione pubblica al 70%del totale del patrimonio del Fondo riducendo al 30% la percentuale a carico degli agricoltori aderenti.
Fonte: Ufficio Stampa Fondazione Edmund Mach