Cambiare lo sguardo, cambiare l'impresa
Dai dati forniti dal Global Gender Gap Report redatto dal World Economic Forum emerge che l’Italia, pur essendo il settimo Paese più industrializzato al mondo, è all’85° posto su 148 rispetto alla parità di genere. Lo stesso studio stima che ci vorranno circa 136 anni per la parità tra donne e uomini nel mondo (ma 268 per la parità alla partecipazione economica). E uno degli ambiti caratterizzati da maggiori squilibri è il mondo del lavoro. Sono i dati con cui Barbara Poggio, Prorettrice alle politiche di equità e diversità dell'Università di Trento, ha aperto questo pomeriggio l’incontro “Cambiare lo sguardo, cambiare l’impresa”, organizzato dalla Cooperazione Trentina come occasione di confronto e approfondimento sul tema della valorizzazione del lavoro femminile.
“Il Trentino – ha aggiunto Poggio – presenta uno dei tassi di occupazione femminile tra i più alti in Italia. Un dato che però da solo non basta a raccontare la realtà del nostro territorio. Il dato di abbandono del lavoro da parte delle donne, ad esempio dopo la nascita dei figli, è molto rilevante. Così come il ricorso al part time, che spesso rappresenta una scelta obbligata per poter conciliare vita familiare e impegni professionali”. Questa situazione ha un impatto importante anche sull’economia e sulla capacità innovativa del nostro sistema economico.
Ecco, quindi, che diventa decisivo interrogarsi su strategie e strumenti utili alle imprese per la valorizzazione del contributo professionale di tutti e tutte. “L’evento di oggi – ha commentato Alessandro Ceschi, direttore generale della Cooperazione Trentina – ci permette di riflettere su un tema che, a mio giudizio, non è più eludibile: non possiamo più permetterci di relegare il lavoro femminile a un ruolo di secondo piano. Per farlo è fondamentale arricchire il bagaglio valoriale, che contraddistingue le nostre imprese, con azioni concrete. E per questo le occasioni di confronto come questa sono strategiche per capire cosa si può fare nelle nostre organizzazioni, quali strumenti attivare. Come, ad esempio, la certificazione di genere che, seppur da sola non sia sufficiente, può aiutare le aziende a realizzare luoghi di lavoro realmente inclusivi, in cui le persone si sentano pienamente valorizzate”.
“La parità di genere – ha detto Achille Spinelli, vicepresidente e assessore allo sviluppo economico della Provincia autonoma di Trento – è un elemento essenziale di progresso, perché genera valore e attiva risorse capaci di incidere sullo sviluppo sociale e sulla competitività delle imprese. La Provincia considera la conciliazione famiglia-lavoro un obiettivo prioritario e vuole essere protagonista di un cambiamento che riguarda non solo il mondo del lavoro, ma anche degli organismi amministrativi, delle associazioni, delle società di capitali e delle cooperative. In questo senso, la certificazione rappresenta un supporto importante, che, tra l’altro, offre un contributo rilevante anche a livello di sostenibilità, rafforzando gli indicatori sociali e di governance”.
(le interviste raccolte durante l'evento)
Al centro del confronto, la certificazione della parità di genere secondo la UNI/PdR 125:2022, strumento sempre più strategico per accompagnare imprese e istituzioni in un cambiamento culturale concreto. “Il processo di certificazione, per essere efficace, - ha spiegato Poggio – deve aumentare la consapevolezza di tutte le persone presenti nell’organizzazione, coinvolgere la leadership ed essere costantemente monitorato”. Le strategie per riuscirci sono diverse, in base anche alla tipologia di impresa e all’ambito di attività, come è emerso dalle testimonianze presentate nel corso del pomeriggio.
In particolare, è stata evidenziata l’utilità del percorso di certificazione nel realizzare un cambiamento organizzativo condiviso, come raccontato da Mariasilvia Cadeddu, direttrice generale di Spes, che con Daniele Laratta, responsabile del sistema di gestione integrato di Spes, ha presentato l’esperienza della loro cooperativa. Ma affrontare un percorso di certificazione è soprattutto un’occasione di miglioramento, perché aiuta a focalizzare il posizionamento della propria azienda rispetto al tema, come ha detto Francesco Chiapperini, Head of Organizational Design, Processes & People Care di SIRTI. Opinione condivisa da Giulia Comper, responsabile Risorse Umane e Organizzazione della Federazione Trentina della Cooperazione. “Il percorso di certificazione – ha affermato Comper – ti obbliga non solo a fare ordine nelle tante azioni già avviate, ma anche cambiare sguardo. Noi lo abbiamo fatto anche raccogliendo il contributo di tutti i nostri collaboratori e collaboratrici, che ha portato alla nascita di una campagna di comunicazione volta a superare i bias in ambito professionale”. Infine, Luciana De Laurentis, Head of Corporate & Internal Communication di Fastweb e Vodafone, ha ricordato l’importanza della scelta accurata delle parole per costruire un cambiamento reale e duraturo.
Il pomeriggio si è concluso con il punto di vista di chi certifica, e quindi avvalora percorsi analoghi a quelli presentati, con il contributo di Salvatore Scutiero, amministratore unico di CERTIFICA srl, Irene Uccello, funzionaria tecnica e ispettrice presso il Dipartimento Certificazione e Ispezione di Accredia, e Karol Zago, neolaureata in Scienze Politiche con tesi sulla certificazione della parità di genere.