Lavoro, giovani e intelligenza artificiale: la cooperazione chiama a un nuovo patto sociale

Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, ha evidenziato come l’Italia registri “il più alto numero di occupati da quando esistono le serie storiche”, ma ha sottolineato che questo dato non basta se non si guarda in profondità alle trasformazioni in atto: “Serve un nuovo patto tra sindacati e associazioni datoriali per affrontare la sfida dell’intelligenza artificiale, che potrebbe sostituire fino a 6 milioni di lavoratori, ma anche essere integrata nel lavoro di 9 milioni di persone. Come cooperazione ci siamo: pronti a prenderci cura delle fragilità. E salutiamo con favore l’apertura da parte del governo di un tavolo sulla sicurezza sul lavoro, che auspichiamo venga affrontato in modo non ideologico”.
Un’analisi lucida è arrivata da Andrea Toma del Censis, che ha messo in luce i costi economici e sociali del disallineamento tra domanda e offerta di lavoro: “Se avessimo il tasso di occupazione medio dell’Unione Europea, avremmo 3 milioni di occupati in più. Il mismatch ci costa 27 miliardi l’anno, pari all’1,5% del Pil. A ciò si aggiungono 1,8 milioni di NEET e un calo demografico preoccupante. Bisogna trovare un equilibrio tra tecnologia e innovazione, che oggi rischia di correre troppo, lasciando indietro imprese e persone”.
Sul fronte delle pari opportunità, Alessandra Rinaldi, presidente di Donne Confcooperative, ha richiamato l’attenzione sull’occupazione femminile: “Dopo un rimbalzo positivo, il carico di cura resta a carico quasi esclusivo delle donne. E non possiamo dimenticare il tema drammatico della violenza di genere, alimentata da profonde diseguaglianze economiche. La cooperazione è un sistema che investe nel sociale e genera ambienti inclusivi. Nelle cooperative, il tasso di occupazione femminile è al 60% e la governance al 27%”.
Infine, lo sguardo delle nuove generazioni con Andrea Sangiorgi, presidente di Giovani Confcooperative, che ha sottolineato l’urgenza di costruire un ponte tra formazione e lavoro: “Serve più connessione tra università e imprese. I giovani vanno messi nelle condizioni di acquisire competenze spendibili e costruire soft skill. Occorre fermare l’esodo all’estero e creare un ecosistema favorevole alla nascita di nuove imprese, oggi frenata da burocrazia e scarsa accessibilità al credito”.
Un’occasione di dialogo e proposta, che ha rimesso al centro il ruolo della cooperazione come motore di sviluppo inclusivo e sostenibile, capace di affrontare il cambiamento senza lasciare indietro nessuno.