26 novembre 2021
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Negozi di prossimità e cooperazione, tra sostenibilità economica e valore per la comunità

Per i 100 anni della Famiglia Cooperativa di Villa Lagarina tavola rotonda con l’antropologo Annibale Salsa, il presidente di Sait Renato Dalpalù e l’ex Giorgio Fiorini sul futuro dei negozi di prossimità.

Salsa: la pandemia ha fatto riscoprire la voglia di relazione e di prossimità.

Dalpalù: oggi la parola chiave è “resistere”, ma il consumatore chiede sempre più assortimento. Occorre essere efficienti.

Fiorini: tecnicamente questi negozi sono antieconomici, serve lavorare sulla cultura e sulla promozione.

I numeri sono significativi. Il sistema della cooperazione di consumo trentina è fatto da una rete di quasi quattrocento punti vendita molto diffusi sul territorio, anche nelle più piccole località. 224 di questi negozi rappresentano l’unico esercizio del paese. Tre su dieci hanno una superficie inferiore ai cento metri quadri di superficie, e rappresentano appena il 6% delle vendite. 24 punti vendita fatturano meno di 150 mila euro l’anno, 159 meno di 500 mila euro, la metà dei negozi fattura appena il 10% del totale.

Dati che fotografano la sfida quotidiana del movimento cooperativo trentino nel garantire in ogni luogo del Trentino un servizio essenziale come quello di un negozio alimentare.

Una sfida che si gioca tra la sostenibilità economica e la responsabilità nei confronti della propria comunità, frutto di una storia secolare e di valori condivisi.

100 anni, appunto, sono quelli che ieri ha festeggiato la Famiglia Cooperativa di Villa Lagarina, nata il 20 novembre 1921 come negozio di consumo e Cassa rurale, poi chiusa e rinata nel ’35 come Famiglia Cooperativa.

Una storia di prossimità e impegno, come ha ricordato l’attuale presidente Andrea Baldo, che nonostante le difficoltà non ha mai mancato di onorare la propria missione.

E ieri sera, nella bella sede della cantina Vivallis di Noogaredo, ad ascoltare l’antropologo e grande esperto di comunità montane Annibale Salsa e due presidenti di Sait, l’attuale Renato Dalpalù e l’ex (per diciott’anni) Giorgio Fiorini, c’era una platea folta e interessata, fatta di soci ma soprattutto di amministratori e presidenti della Famiglia Cooperativa e di quelle di tutta la Vallagarina.

In prima fila i sindaci di Villa Julka Giordani, di Nogaredo Arturo Gasperotti e Pomarolo Alberto Scerbo, che hanno ricordato l’alto valore sociale dei negozi cooperativi come presidio e luogo di relazione per le comunità.

Annibale Salsa, docente universitario di antropologia e probabilmente il maggiore conoscitore delle comunità delle Alpi, è partito da lontano, dall’Ottocento, per evidenziare la crisi del modello comunitario che nei secoli sulle Alpi ha regolato la vita civile attraverso la gestione dei beni comuni.

Nel lento e inesorabile processo di spersonalizzazione e omologazione che ha portato, in epoca recente, a realizzare i grandi centro commerciali, la cooperazione di consumo ha mantenuto un ruolo fondamentale di presidio anche nei piccoli centri. Un valore emerso con forza anche di recente quando la chiusura imposta dalla pandemia ha costretto le persone a fare la spesa vicino a casa. Dove ha trovato i negozi della cooperazione.

«L’epidemia sta cambiando certe cose – ha affermato il prof. Salsa – la gente ha riscoperto il rapporto di prossimità, anche i modelli di turismo sono cambiati. Non tutto è perduto. Il centro commerciale, il “non luogo”, anonimo e impersonale, non appartiene a questa comunità».

«Questa è una prospettiva che può dare un certo tipo di ottimismo – ha detto l’ex presidente di Sait Giorgio Fiorini – ma dal punto di vista tecnico questi piccoli negozi di periferia sono antieconomici. Più un negozio è piccolo, più i costi sono sproporzionati, e far quadrare questi conti non è semplice.

Amareggia di più il fatto che non si riconosce il valore a questa relazione. Per questo occorre lavorare sulla cultura, sulla promozione dei nostri valori»

«Oggi l’importante è resistere – ha affermato Renato Dalpalù – perché negli anni il consumatore si è spostato sui negozi più grandi, con maggiore assortimento.

I piccoli negozi sono stretti tra i limiti della fisica (nel negozio di cento metri non ci stanno gli stessi prodotti della superficie di 400) e dell’economia (costa di più il piccolo negozio, ma non può costare esageratamente di più).

Occorre essere molto efficienti, perché oggi è sempre più difficile compensare i costi tra i negozi più strutturati e quelli più piccoli».

 

Autore: redazione