11 ottobre 2022
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Piattaforme digitali, tra libertà e nuovo colonialismo. L’alternativa del modello cooperativo per ridare centralità ai territori

Incontro ieri a Trento, nella Sala inCooperazione a Trento, con padre Paolo Benanti, religioso francescano, ingegnere, esperto di reti ed etica delle tecnologie. L’esperienza cooperativa trentina per ridare dignità alle risorse territoriali e garantire una governance diffusa.

Benanti: l’evoluzione digitale cooperativa di questi sistemi può essere una rivoluzione copernicana se saprà innovare per qualità dei servizi e ricchezza distribuita.

Padre Paolo Benanti

Le piattaforme digitali sono quelle infrastrutture che facilitano il rapporto tra vari tipi di business e consumatori (Uber, Amazon, Airbnb, ecc.). Esse impattano fortemente sulle nostre vite e scardinano i tradizionali modelli di capitalismo, concentrando sempre più la ricchezza nelle mani pochi imprenditori. 

Ci si chiede: quanto incidono sulla nostra libertà? Esiste una via alternativa per salvare i territori e garantire una equa distribuzione della ricchezza?

Di questo si è parlato ieri sera a Trento in un incontro molto partecipato alla sala inCooperazione di via Segantini, in cui padre Paolo Benanti ha descritto opportunità e rischi di queste piattaforme ormai di diffusione globale.

“La Cooperazione Trentina – ha affermato in apertura il vicepresidente della Federazione Italo Monfredini -   osserva con interesse quel particolare fenomeno innovativo e a tratti pervasivo che comunemente va sotto il nome di transizione digitale.

Nel caso delle piattaforme osserviamo una sproporzione di mezzi che di fatto determina una larghissima esclusione del singolo; non è un caso che proprio in ambito cooperativo si ponga questo problema, poiché la base della cooperazione è lo scambio mutualistico tra singolo socio e cooperativa”.

“Quando parliamo di piattaforma – ha detto padre Paolo Benanti - parliamo di quel sistema innovativo che sta trasformando il capitalismo, per cui si attira e si estrae valore, e dall'unione di due persone: una che offre un servizio e una che ne ha bisogno. Un esempio? Ho una macchina e la offro a qualcuno che ha bisogno di un passaggio. La piattaforma è quel sistema di fiducia e di estrazione di valore,  proveniente da questo scambio, che generiamo grazie all'aiuto di Internet e dell'ubiquità dei dati.

Ecco chi guadagna: senz'altro guadagna l'intermediario, il quale non mette la forza lavoro, non rischia nel prendere il servizio, ma estrae da un territorio una quantità di guadagni e di marginalità senza immischiarsi nel territorio stesso.

Chi perde? Da tutto questo perde colui che faceva della tradizionale presenza fisica sul territorio il suo punto di forza, chi era il volto amico di quel servizio. Quando parliamo per esempio di un supermercato, non è semplicemente la presenza dei beni che fa il valore di quel supermercato. Quando parliamo di un piccolo esercizio di prossimità, parliamo anche di quel commerciante che con la sua quotidiana presenza ci mette la faccia, il volto amico di una popolazione che era il valore di quell'intero esercizio.

Siamo pronti a trasformare i nostri territori, la nostra società, in un qualcosa di anonimo, in un qualcosa di digitalmente pulito, ma che non ha una faccia sul territorio? Ecco, se qualcuno può guadagnare tanti soldi, noi tutti come collettività, potremmo perdere tantissimo dal punto di vista delle relazioni umane e della ricchezza reciproca”.

La cooperazione può guidare un cambiamento virtuoso di questo modello di business?

“Tra il modello a guida di mercato (Stati Uniti, ad esempio) o a guida statale (Cina), caratterizzati entrambi da totale assenza di libertà e non rispetto per i territori - ha proseguito padre Benanti - la cooperazione ha la capacità di creare il tessuto che genera ricchezza per i singoli e per i gruppi, di produzione di un bene comune che è di più della somma dei singoli beni.

Pensare un'evoluzione digitale cooperativa di questi sistemi può essere una rivoluzione copernicana che metta il nostro paese non solo in grado di sopravvivere alla trasformazione digitale, ma anche di essere innovatore per qualità dei servizi e ricchezza distribuita nei confronti di tutto questo.

Secondo me – ha concluso Benanti - la cooperazione ha una grande vocazione e ha un grande futuro, se saprà vivere e offrire una forma di sostenibilità digitale per questo tipo di trasformazione”.

Laboratorio trentino

Il Trentino anche in questo è laboratorio. Negli uffici di via Segantini, sede della società di informatica Phoenix, ora Allitude di proprietà del Gruppo Cassa Centrale, è nata la piattaforma informatica che fa “girare” tutte le banche aderenti a CCB, e attualmente 1,6 milioni di clienti del Gruppo bancario su un totale di 2,5 utilizzano InBank, la banca sul telefonino. “Tecnologie al servizio della relazione”, ha affermato il responsabile delle relazioni esterne di Cassa Centrale Banca Lorenzo Kasperkovitz. “Si tratta di tenere in equilibrio relazione e tecnologia, dando il giusto peso alla componente umana”.

“Nella stessa direzione anche la piattaforma inCooperazione, che combina servizi e vantaggi ed è supportata da una governance diffusa”, ha detto la responsabile del servizio legale della Federazione Maria Silvia Cadeddu. “Un progetto nato nel 2018 e cresciuto nel segno dell’inclusività e della relazione, che diventa anche un modo nuovo e attuale per esercitare la mutualità tra i soci”.

“Le piattaforme sono importanti in funzione di chi le gestisce – ha chiosato il presidente della Cooperazione Trentina Roberto Simoni – e noi abbiamo fatto la nostra parte nel costruirne una a misura dei nostri soci. Con un approccio etico e cooperativo”.

Nota biografica

Paolo Benanti è Francescano del Terzo Ordine Regolare, teologo e docente presso la Pontificia Università Gregoriana, l’Istituto Teologico di Assisi e il Pontificio Collegio Leoniano ad Anagni. Si occupa di etica, bioetica ed etica delle tecnologie. In particolare, i suoi studi si focalizzano sulla gestione dell’innovazione: internet e l’impatto del Digital Age, le biotecnologie per il miglioramento umano e la biosicurezza, le neuroscienze e le neurotecnologie. Ha fatto parte della Task Force Intelligenza Artificiale per coadiuvare l’Agenzia per l’Italia digitale. 

 

Autore: redazione
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