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A Riva del Garda un convegno su “Case green e competenze digitali”

L’appuntamento è stato organizzato da Polo Edilizia 4.0 ed è stato ospitato alla Sala Belvedere del Centro Congressi della città del Benaco. Occasione per proporre un focus su un tema destinato ad assumere sempre maggiore importanza.

“Case green e competenze digitali: il binomio vincente per il settore edile”.

Titolo e tema del convegno ospitato alla sala Belvedere del Centro Congressi di Riva del Garda.

L’appuntamento è stato organizzato da Polo Edilizia 4.0, guidato dal presidente Germano Preghenella,  in collaborazione con gli Ordini degli Ingegneri, degli Architetti, il Collegio dei Geometri e l’Ordine dei Periti della provincia di Trento. “Un convegno che si è posto l’obiettivo di dedicare un focus alla digitalizzazione e alla sostenibilità legati alle case green – ha osservato Preghenella – Una occasione di incontro e di confronto utile per tutti gli attori del mondo edile per meglio comprendere quanto attende il settore su questo tema”.

All’appuntamento ha partecipato Simone Marchiori, assessore alle politiche per la casa della Giunta Provinciale di Trento.

Il convegno

Il tema è stato trattato da più punti di osservazione. Andrea Fronk, Innovation Manager di Habitech, ha parlato della digitalizzazione come driver per l’innovazione in edilizia. La parte centrale dei lavori è stata caratterizzata dall’intervento di Alberto Cristofolini (consigliere dell’Ordine degli Architetti) su “Il fascicolo digitale dell’opera”. A completare il trittico di relazioni è stato Daniele Sorgente dello studio Legally di Trento su “Direttiva Case Green: principi, limiti e opportunità”.

La digitalizzazione

“Storicamente il settore delle costruzioni accetta faticosamente l’innovazione – è stato osservato – Questo sta accadendo anche con la digitalizzazione. Nonostante tutto, numerose sono le opportunità garantite dall’utilizzo di nuovi strumenti, dall’adozione di nuove metodologie e il ridisegno dei processi. Tra queste, il Building Information Modeling conosciuto con l’acronimo di Bim, oggi permette di favorire lo sviluppo di una concreta progettazione integrata, individuando problematiche che, altrimenti, sarebbero risolte solamente in cantiere con conseguenti dispersioni di tempi e costi”.

Inoltre “il digitale permette di ottimizzare la produzione, attraverso l’impiego di robotica ed edilizia off-site, così come di ridurre i rischi legati alla sicurezza grazie all’impiego di visori, AR (per realtà aumentata) e VR (realtà virtuale) che permettono agli operatori di prevedere le criticità e apprenderne in anticipo le soluzioni”.

Non meno importante il supporto all’ambito della sostenibilità: “la rilevazione e produzione di dati e informazioni, tramite lo sviluppo dei cosiddetti gemelli digitali, permette di misurare e valutare quantitativamente l’effettivo impatto dei nostri edifici, cosa che permette di intervenire al meglio per abbattere consumi ed emissioni, oltre che ottimizzare le forniture e gli approvvigionamenti per la manutenzione degli immobili”.

Il fascicolo digitale del fabbricato

Un recente studio della Commissione Europea (Development of a European Union Framework for Digital Building Logbooks) individua nella digitalizzazione dei dati, relativi all’intero ciclo di vita del fabbricato, una efficace strategia per ottimizzare sostenibilità, tempi, costi e sicurezza nella gestione e manutenzione del patrimonio edilizio esistente.

In Italia l’imminente pubblicazione del nuovo Testo Unico delle Costruzioni contenente l’istituzione del Fascicolo del fabbricato digitale e ne definisce obiettivi, struttura (esclusivamente digitale) e contenuti. Il Fascicolo sarà pertanto un adempimento necessario per le nuove costruzioni, sia in ambito privato che in ambito pubblico.

Il Polo per l’Edilizia 4.0 sta promuovendo la nascita di un progetto di sperimentazione in merito al Fascicolo del fabbricato digitale in collaborazione con gli Enti pubblici e gli Istituti di ricerca locali.

Case Green

Lo scorso 8 maggio è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale UE l’European Energy Performance of Building Directive, meglio conosciuta come “Direttiva Case Green”. Il provvedimento impone che i Paesi membri - inclusa l’Italia - procedano al recepimento entro due anni dall’entrata in vigore. Seppure la versione definitiva della direttiva sia meno stringente rispetto alle bozze precedenti, gli obiettivi prescritti dalla Ue rimangono decisamente sfidanti. Il traguardo conclusivo è fissato per il 2050 e prevede la neutralità climatica nella zona Ue. Tra gli step intermedi, i principali interessano alcuni ambiti.

Il primo: la riduzione dell’energia primaria media utilizzata dagli edifici residenziali pari al 16% entro il 2030 e al 20-22% entro il 2035. Il secondo: obiettivo “zero emissioni” dal 2028 per tutti gli edifici pubblici di nuova costruzione e dal 2030 per le nuove costruzioni residenziali private. Il terzo: l’eliminazione di tutte le caldaie alimentate a combustibili fossili entro il 2040, passando da una soppressione dei sussidi pubblici già dal 2025.

“La direttiva – è stato precisato – lascia ancora aperti degli interrogativi, da sciogliersi nel momento in cui l’Italia procederà a recepimento Tra questi, gli aspetti relativi ai costi di intervento, le sanzioni in caso di inottemperanza, le modalità con cui dovranno essere valorizzate le differenze territoriali e tecniche del variegato patrimonio immobiliare italiano. Del pari, non manca chi evidenzia le opportunità da cogliere, specie in un’ottica di tutela della salute pubblica e dell’ambiente, oltre che di ulteriore impulso al mercato immobiliare e al suo indotto”.

Autore: Polo Edilizia 4.0 - Ufficio Stampa Cooperazione Trentina