Allevatori trentini in assemblea, confermato Mauro Fezzi
Gli allevatori trentini archiviano un bilancio positivo. La sede della Federazione Provinciale Allevatori ha ospitato, stamani, l’assemblea annuale dei soci. Bilancio approvato all’unanimità ed eletti gli amministratori in scadenza. Tra loro il presidente Mauro Fezzi, confermato all’unanimità.
L’ass. Giulia Zanotelli annuncia la riforma della Legge 4 sull’agricoltura. “puntiamo sulla qualità, il marchio Qualità Trentino sarà sempre più valorizzato”.
Il presidente della giunta provinciale Fugatti: il nostro impegno per ridimensionare i grandi carnivori.
Marina Mattarei: il valore dell’unità del movimento è da preservare. Spiace per il mancato accordo con il Sait sulla carne fresca trentina.
L’assemblea dei soci riunita nella sede di via delle Bettine a Trento ha approvato all’unanimità il bilancio 2018 della Federazione Provinciale Allevatori e ha confermato in cda tutti gli amministratori in scadenza: tra loro il presidente Mauro Fezzi, Giacomo Broch (Primiero), Daniele Sartori (Rendena), Alberto Mazzola (Ledro) e Fabio Zambotti (Lomaso). La prima riunione del consiglio di amministrazione nominerà il presidente. Scontata la riconferma di Fezzi.
I dati
Il valore della produzione ha raggiunto i 14 milioni 279 mila euro. Utile superiore a 40 mila euro. Il patrimonio netto ammonta a 6 milioni 857 mila euro e testimonia la solidità della cooperativa. “Gli allevatori soci della Federazione – spiega il direttore Massimo Gentili - sono 1150 per 24.176 capi bovini, 125 aziende di ovicaprini con 2200 capi, 352 allevamenti di cavalli Haflinger e Noriker con 641 capi in selezione. Le aste del bestiame da riproduzione sono state 6 con oltre 600 capi venduti, in linea con il 2017”.
Nel dettaglio
Nel 2018 il settore zootecnico nel 2018 non ha registrato importanti variazioni dal punto di vista numerico. Nell’ambito dei bovini da latte è proseguita la tendenza al consolidamento delle aziende di medie e grandi dimensioni con, in alcuni casi, l’inserimento nella gestione di giovani preparati. Per le piccole e piccolissime aziende, si è assistito alla chiusura di qualche unità compensata dall’avvio di nuove iniziative, spesso part-time, rivolte perlopiù alle razze a limitata diffusione, Grigio Alpina e Rendena.
Il numero complessivo del bestiame allevato in provincia è costante e si attesta a oltre 45.500 capi bovini, 47.000 ovicaprini e 2.400 equidi. Dal punto di vista della produzione di latte, la media provinciale per lattazione ha raggiunto i 7.690 kg (+112 kg rispetto al 2017), con percentuale di proteina stabile a 3,44%, valore questo di tutto rispetto ed indice dell’attitudine del latte trentino alla produzione di formaggi tipici. Intensa l’attività di controllo nelle stalle dei soci: poco meno di 8.000 visite aziendali, oltre 194.000 campioni di latte analizzati, più di mezzo milione (522.978) di dati registrati per descrivere e tracciare la vita produttiva delle bovine allevate, il tutto a garanzia della qualità e della sicurezza delle produzioni trentine.
La relazione del presidente Fezzi
“Nel 2018 chiuso il rapporto ultradecennale del Sait per la carne fresca trentina con tracciabilità certificata. Da qualche settimana abbiamo stipulato un accordo con un soggetto della Gdo – Grande Distribuzione Trentina – ha osservato Fezzi. Sul tema del Marchio Qualità Trentino, abbiamo sollecitato la politica a rivedere il disciplinare per la concessione del marchio per la carne fresca: è indispensabile valorizzare l’origine degli animali e credo che, quelli nati nelle stalle trentine, possano fornire la massima sicurezza al consumatore. Confidiamo che, nel 2019, la Provincia possa rispettare gli impegni assunti misure degli anni precedenti”.
Un auspicio è stato indirizzato alla politica provinciale perché dimostri attenzione “al settore zootecnico, non solo per l’apporto al Pil ma per i servizi generali garantiti alla comunità: pensiamo alla manutenzione paesaggio, territorio, attenzione alle risorse ambientali, contributo alla identità del Trentino”.
Sul problema dei grandi grandi carnivori, Fezzi ha riconosciuto “gli sforzi fatti da questa Giunta, anche ultimi provvedimenti di cattura dell’orso che ha fatto danni nelle Giudicarie. Vorremmo che, il premio, per gli animali possa essere mantenuto e potenziato”.
Infine, “non vorremmo che le superfici a pascolo dopo la calamità fossero messe a disposizioni di imprese speculative, in possesso dei titoli Politica Agricola Comunitaria ma che nulla hanno a che fare con la zootecnia trentina, a danni degli allevatori trentini”.
Il clima
Il 2018 è stato anche per il Trentino un anno record, ricordato in particolare e purtroppo per la tempesta di fine ottobre. In generale l’anno passato è stato tra i più caldi della storia, in particolare l’autunno, e con precipitazioni superiori alla media per volume e frequenza su quasi tutto il territorio. Ad esclusione dell’alta val di Non, dove l’estate è stata siccitosa, nel resto della provincia la produzione di foraggio ha patito delle continue precipitazioni. Di particolare rilievo, come detto, le giornate di forte maltempo di fine ottobre che hanno provocato danni alle coperture di stalle, di malghe, ed alla viabilità.
Dal punto di vista economico, nel 2018 non si sono registrate particolari variazioni per il comparto rispetto all’anno precedente. Sul fronte latte, la produzione è aumentata raggiungendo il massimo di sempre e avvicinandosi a 1,5 milioni di quintali: Dalle prime indicazioni giunte dal mondo cooperativo, a fronte dell’aumento di produzione, il 2018 ha evidenziato una sostanziale tenuta delle remunerazioni con un prezzo liquidato che si dovrebbe attestare sui livelli dell’anno precedente, tra 0,50 e 0,60 €/kg.
Bestiame da vita
Il mercato provinciale ha leggermente recuperato sui prezzi del 2017, mentre per vitelli e vacche di fine carriera, dopo un inizio anno discreto, l’ultimo trimestre si è contraddistinto per un momento di particolare pesantezza.
Stabili i dati della commercializzazione bestiame: bestiame da vita (705), vitelli baliotti (6.134 capi), vacche (2.441), e bovini da carne (1.181).
Nel comparto della carne bovina, secondo le statistiche nazionali, sembrerebbe essersi arrestato il calo dei consumi registrato nell’ultimo decennio, causato dal calo del potere di acquisto del consumatore e da una campagna di demonizzazione della carne rossa. In questo scenario l’unica via percorribile dagli ingrassatori per ottenere una remunerazione sufficiente dei capi macellati, è di aderire a filiere certificate.
Il lupo
Nel 2018 si è registrato l’intensificarsi delle predazioni da grandi carnivori su bestiame d’allevamento, causate dalla presenza di un orso particolarmente dannoso in val del Chiese, ma soprattutto dall’avanzata incontrastata del lupo che ha colonizzato tutto il Trentino orientale. L’assenza di strumenti normativi adeguati per una corretta gestione di quest’ultimo, e la difficoltà di realizzazione e gestione delle opere di prevenzione, rischia di compromettere un’attività come quella di alpeggio che ha avuto, negli ultimi anni, un ruolo importante sia economico, ma soprattutto di presidio del territorio in quota.
Gli interventi
L’assemblea dei soci è stata caratterizzata dagli interventi dei rappresentanti delle istituzioni.
Marina Mattarei, presidente della Cooperazione Trentina: “E’ prezioso il valore dell’unità del movimento. Dovrà prevalere il senso istituzionale per preservarla. Unità che il vostro mondo ha sempre cercato di tutelare. La Federazione Allevatori ha dimostrato di saper fare bene cooperativa: mutualità, attenzione ai soci, pari dignità sono valori che la caratterizzano.
Spiace per non essere riusciti a rilanciare un progetto intercooperativo con la filiera del consumo con la carne fresca. La Federazione Trentina della Cooperazione ha provato a ricomporre un ragionamento, ma ragioni non solo commerciali hanno impedito di proseguire il progetto. Lasciamo aperto alle Famiglie Cooperative la possibilità di farlo, se lo desiderano”.
Alessandro Andreatta (sindaco di Trento): “Profondo rispetto, stima e ammirazione per il vostro lavoro. Negli ultimi anni attenzione alla qualità. Trento è il comune agricolo più grande della provincia, possiamo aiutare i cittadini a consumare meglio e a guardare ai prodotti locali”.
Elena Testor (senatrice): “Vi chiedo di lavorare insieme, la politica non è lontana. Fondamentale il marchio di qualità sulle carni”.
Giulia Zanotelli (assessore provinciale all’agricoltura). “L’attenzione della Giunta Provinciale alla zootecnia è tangibile. Sul Marchio Qualità Trentino, confronto in Giunta per capire come rafforzarlo. Abbiamo iniziato un percorso di confronto con la Federazione. Si è parlato di prato a pascolo, abbiamo tenuto un tavolo verde sulla semplificazione della burocrazia. Sulle malghe vogliamo rafforzare il protocollo in essere.
Vogliamo fare una riforma della legge 4 sull’agricoltura, ha bisogno di un ammodernamento. Sugli Stati generali della montagna abbiamo chiesto la collaborazione degli allevatori. Inoltre, con Cooperfidi, il consorzio garanzia fidi della Cooperazione Trentina, stiamo mettendo insieme nuovi strumenti, soprattutto per i giovani.”.
Maurizio Fugatti (presidente della Provincia Autonoma di Trento). “Sul tema dei grandi carnivori non ci dobbiamo arrendere o abituare. Dobbiamo provare a mettere in campo tutte le azioni per tentare di risolvere il problema. Legge prevede deroghe, non è facile che vengano date.Sul tema dei lupi abbiamo investito il Commissario del Governo dicendo che è un problema di ordine pubblico.Il tema orsi con M49 è preoccupante. Infatti, il numero di esemplari è superiore rispetto a quanti il Trentino può contenere”.