Oleg Mandic: “Auschwitz mi ha insegnato a non odiare”
Ultimo bambino ad uscire vivo dal campo di sterminio, oggi è uno degli ultimi testimoni.
Il 27 gennaio, Giorno della Memoria, la sala InCooperazione ha ospitato la testimonianza di Oleg Mandic, sopravvissuto al campo di Auschwitz-Birkenau, all'interno del festival della memoria Living Memory organizzato dall'Associazione Terra del Fuoco Trentino, con il Museo di Auschwitz-Birkenau, la Fondazione Museo Storico, il Lims (Laboratorio interdipartimentale Memoria e Società) dell'Università di Trento, che dal 13 al 27 gennaio ha portato migliaia di giovani trentini ad approfondire il tema della Memoria e della sua attualizzazione rispetto ai fatti contemporanei. Nell'ottantesimo anniversario dall'apertura dei cancelli del campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau Living Memory - Festival della Memoria, evento giunto alla quinta edizione, ha proposto quindici giorni di incontri, dibattiti e approfondimenti con un doppio programma. Dal 14 al 23 gennaio nelle scuole della provincia di Trento viaggiando sui territori (Tione, Predazzo, Borgo, Avio, Rovereto) con una due giorni di attività in ogni territorio, mentre dal 24 al 27 gennaio Living Memory è arrivato nella sala InCooperazione che quest'anno ha ospitato tutti gli incontri dedicati al grande pubblico.
Nel Giorno della Memoria il 92enne Oleg Mandic ha raccontato ad una sala piena di ragazzi e ragazze la sua esperienza di undicenne, deportato con la mamma e la nonna, nel campo di Auschwitz-Birkenau. Mandic ha raccontato della morte come compagna naturale del suo essere bambino nel campo, dell'impossibilità di amicizia annientata dalla necessità di sopravvivenza, di Joseph Menghele, il dottore che ha sperimentato sui bambini le follie dell'idea eugenetica e della razza pura inseguite dai nazisti, che ha incontrato per caso, finendo nel reparto dei bambini destinati agli esperimenti perché si era sentito male ad un'ispezione. Tanti particolari che raccontano frammenti di vita nel campo di concentramento, testimoniano una realtà difficile da immaginare nella sua vastità e disumanità. Mandic ai giovani in sala e collegati in streaming ha lasciato un messaggio di pace: “Ero un giovane arrabbiato, irascibile, scontento. Poi un giorno ho capito che alla fine, tutto questo odio che mi portavo dentro, questo risentimento per aver vissuto il campo, perché mi pareva che tutti se ne fregassero, per tutto quello che era successo e un sacco di altre cose che non sapevo nemmeno spiegare, faceva male solo a me. E mi sono impuntato, mi sono proprio impegnato a non odiare: si può fare, io lo so. L'ho fatto. E se l'ho fatto io, che arrivo da Auschwitz, allora nessuno ha scuse: non potete dirmi che voi non ce la fate, è una panzana. Io ho imparato questo ad Auschwitz, a non odiare, e tutta la mia vita dopo quegli anni dentro il campo è stata felicissima: nulla di peggio poteva accadermi dopo quello che avevo già vissuto, e quindi io ringrazio Auschwitz perché mi ha fatto vivere una vita bellissima. A voi dico: non odiate, mai”.
Accanto alla sua storia, Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino e Giorgia Proietti, coordinatrice del Lims, hanno fornito una prospettiva storica e ribadito il valore scientifico delle memorie, in particolare quelle degli ultimi sopravvissuti ad un unicum nella storia come sono stati i campi di sterminio, per la lettura e l'interpretazione dell'oggi.
A portare una testimonianza contemporanea, per quel legame fra Memoria e Cittadinanza attiva che Living Memory promuove, in collegamento da Jericho e da Atene sono intervenuti due rappresentanti dell'associazione Parents Circle – Families Forum: realtà israelo-palestinese fondata e animata da genitori di entrambi i popoli uniti dal dolore della perdita di un figlio o una figlia nella travagliata storia di Gaza. Bassam Aramin e Rami Elhanan hanno perso ciascuno una bambina: Smadar, figlia di Rami, aveva 14 anni quando è rimasta uccisa in un attacco terroristico palestinese nel quale sono morte altre quattro persone; Abir, figlia di Bassam, aveva 10 anni quando davanti alla sua scuola è stata uccisa da una guardia di frontiera israeliana. Oggi Bassam e Rami testimoniano che si può andare oltre un odio e un pregiudizio reciproco mirando ad una convivenza necessaria dei due popoli a Gaza. Le loro storie sono diventate un romanzo: sono loro i due protagonisti reali del best seller “Apeirogon”, pluripremiato romanzo di Colum McCann. Ma soprattutto il loro è lavoro che crede nella pace a Gaza, nella convivenza pacifica dei due popoli. “Per il futuro dei nostri altri figli – hanno ricordato al pubblico in ascolto - per loro lavoriamo perché la pace e la convivenza diventino realtà, per il loro futuro. E' possibile, noi siamo riusciti, pur rispettando i nostri popoli, a far nascere un'amicizia, una reciproca comprensione del dolore personale e che i nostri due popoli hanno vissuto e stanno vivendo tutt'oggi”.