Si complica ancora una volta l’export europeo verso l’India
È del 21 agosto scorso il provvedimento del Food Safety and Standards authority of India che sancisce l’obbligatorietà a partire dal 1° gennaio 2021 di una certificazione GMO-free per le spedizioni nel paese di una serie di prodotti europei, tra cui le mele.
Al di là della particolarità del provvedimento applicato ai prodotti dell’UE – dove gli organismi geneticamente modificati non sono contemplati nella legislazione -, fin da questa estate il dossier è passato nelle mani della Commissione Europea, visto che la materia è di competenza dell’Unione e non dei singoli Stati Membri, incerti, ad ogni modo, fin dall’inizio circa la autorità che avrebbe potuto e dovuto rilasciare un certificato di tale natura.
Da allora, nonostante le pressioni degli operatori, che sottolineavano l’urgenza di trovare una soluzione rapida per fronteggiare il provvedimento, nulla si è mosso.
Varie sono state le proposte per rispondere alla richiesta in modo lineare ed in tempi ragionevoli – una unica dichiarazione europea che garantisse che i prodotti fossero GMO-free o una dichiarazione una tantum di ogni Stato membro (dopo definizione dell’autorità competente) che affermasse la medesima cosa o una richiesta di spostamento dell’entrata in vigore del provvedimento, almeno così da poter risolvere la questione con maggiore calma nella prossima stagione – ma nessuna di queste vie è stata percorsa.
Nelle ultime settimane è trapelata la notizia della sospensione dell’applicazione della nuova normativa per le mele americane fino al marzo prossimo, che potrebbe aprire uno spiraglio negoziale anche per gli esportatori europei ed italiani. Al momento, tuttavia, nessun provvedimento ufficiale conferma lo spostamento della deadline.
I negoziati tra le autorità europee e le autorità indiane pare siano ancora in corso e ad oggi, nel bel mezzo delle settimane più importanti per l’export delle mele italiane in India, la questione è ancora irrisolta.
Se da un lato l’atteggiamento della autorità indiane può essere ritenuto poco chiaro, dall’altro si rileva una situazione di incertezza che gli Stati Membri e l’Europa faticano ad affrontare con chiarezza di ruoli ed efficacia di azione, considerando ancor più che il provvedimento è stato pubblicato mesi fa.
In mezzo ci stanno i produttori, con il loro impegno, i loro programmi di lavoro ed esportazione ed i loro rischi, che sono piuttosto lontani dai sogni del Green Deal.
Assomela s.c. è il Consorzio delle Organizzazioni di Produttori di mele italiani che rappresenta l’80% della produzione melicola nazionale, a cui si associano le OP VOG (Marlene), VIP, VOG Products e il Consorzio FROM della Provincia di Bolzano, Melinda, “la Trentina” e Mezzacorona della Provincia di Trento, Nord Est della Regione Veneto, Melapiù della Regione Emilia Romagna, Rivoira e Lagnasco della Regione Piemonte, Friulfruct del Friuli Venezia Giulia e Melavì della Regione Lombardia.
Fonte: Assomela